Cerca nel blog

13 dicembre 2012

Religioni, riti e ritorni di fiamma (End of the World Economy - Cap. 23)

[Segue da Cap. 22]
Abbiamo capito che per il nostro Manuale di Economia della Fine del Mondo prevedere il comportamento umano è importante (vedi la Finanza Comportamentale al Cap. 21).
Oggi cercheremo di capire quale comportamento avrà l'uomo, in vista della Fine del Mondo, rispetto alla religioni e al trascendente in generale.

Nel Capitolo 20 abbiamo visto come le religioni possano essere una fonte di speranza per gli uomini, non solo prima della Fine del Mondo, ma anche dopo. La stessa paura della morte, nel credente, è notevolmente ridimensionata e i modi di agire, di relazionarsi al prossimo, sono "più umani" (meno "da lupi", per chi ha letto il Capitolo 5).
Il pensiero del trascendente, d'altronde, permette all'uomo di elevarsi dal rango di animale e lo pone su un livello evolutivo più alto. Purché il credere non sia un fatto semplicistico e meccanico, l'atto meditavo, condito da riti e rituali che ne facilitano l'esplicarsi, consente all'uomo di avere prospettive più ampie dei semplici bisogni e istinti (vedi la Piramide di Maslow, Cap. 4).

I riti, in particolare, hanno un effetto tranquillizzante sull'essere umano, gli danno certezze, fanno presa su archetipi che hanno radici profonde. Ogni giorno, ad esempio, in ogni parte del mondo, da millenni, si ripete, nelle celebrazioni cristiane, il rito dell'Ultima Cena di Gesù; e milioni di fedeli vi trovano conforto e pace.
Da secoli, poi, ogni anno si celebra il Natale; e anche se, a causa della secolarizzazione dilagante, sempre meno persone vi associano un significato religioso, resta il fatto che preparare l'albero, fare i regali, organizzare un pranzo in famiglia, rende sereni, felici. Perché?
È la potenza del rito, del ripetere gesti e usanze che fin dall'infanzia ci accompagnano.

Quando l'Apocalisse spezzerà tutte le nostre consuetudini, quando perfino il rito del caffè dopo pranzo o della brioche del sabato mattina verrà brutalmente cancellato, avremo bisogno di riti per ritrovare sicurezza, per sentirci uomini.

Ci saranno sicuramente fenomeni di conversione subitanea, come sempre è accaduto nella storia umana in "appuntamenti" come questo (999, 1524, 1844, 1914, 1967, 1999, 2000, solo per citare qualche data).
Ma probabilmente assisteremo anche al nascere di riti e forme di credo oggi sconosciuti.
L'uomo, soprattutto di fronte alla morte, non può che farsi domande profonde sulle ragioni della propria esistenza. E non può che alzare gli occhi al cielo, per scorgere delle risposte; perché in Terra non ne troverà mai di esaurienti.
C'è da sperare, quindi, che al tempo della Fine del Mondo, l'umanità possa avere un "ritorno di fiamma" per le religioni, e grazie ad esse avere uno scatto evolutivo positivo, invece che regredire a stati più o meno animaleschi.
[Continua ...]