Cerca nel blog

20 agosto 2024

AI Stuffing: un neologismo che ricorda il Keywords Stuffing, ma che è peggio

Recentemente ho pubblicato un articolo sul fenomeno dell'AI Stuffing, che riporto di seguito.

AI Stuffing: il nuovo fenomeno che ci farà perdere tutto il (poco) tempo che abbiamo guadagnato con l’Intelligenza Artificiale


«Uno spettro si aggira nel mondo del Business: lo spettro dell’AI Stuffing. Tutte le società di consulenza si dovranno coalizzare in una sacra caccia ai contenuti generati dall’AI, altrimenti l’uso dell’Intelligenza Artificiale diventerà un boomerang!»

Al di là dell’incipit ad effetto, mutuato dal celebre Manifesto del Partito Comunista, il problema c’è ed è grande. Vediamo di cosa si tratta.

Cos’è l’AI Stuffing?

Per AI STUFFING intendiamo il fenomeno negativo della sovrabbondanza di contenuti nel mondo del lavoro generati tramite l’Intelligenza Artificiale, spesso di poco o nessun valore, frutto della semplicità di utilizzo dei tool di AI che riducono al minimo lo sforzo creativo e intellettivo dell’individuo.

Il neologismo deriva dal termine “Keywords Stuffing” in ambito di Search Engine Optimization. Il keyword stuffing, o “imbottitura di parole chiave”, è una pratica legata al mondo del web in cui si ripete in modo eccessivo una parola chiave all’interno di un testo, con l’obiettivo di migliorare la visibilità nei motori di ricerca. Questa tecnica è considerata scorretta e, ormai da anni, non è ben vista dai principali motori di ricerca, che addirittura possono attribuire una penality sul ranking delle pagine web che la praticano.

Con AI Stuffing intendiamo quindi questo eccessivo ricorso all’AI, che sta inondando di contenuti spazzatura le scrivanie e le email di chi, come noi, lavora nel mondo della consulenza aziendale.

OnMe: un “Case Study” sull’AI Stuffing - Tratto da una storia vera!


Potremmo raccontare decine di esempi di contenuti di bassa qualità generati con l’uso degli LLM nei quali ci siamo imbattuti negli ultimi mesi, dalle semplici e-mail alle presentazioni di progetti, passando perfino per i preventivi (cosa ben più grave).

Quello che però abbiamo scelto di raccontarvi è un esempio emblematico di come l’AI ci faccia perdere tanto di quel tempo che rimpiangiamo quando per scrivere paginate di contenuti ci voleva “uno sforzo” intellettuale.

Il caso in questione riguarda una richiesta di valutazione di un progetto di business denominato OnMe. Qui si può leggere integralmente il documento ricevuto, con tanto di lettera di presentazione a Elon Musk e NDA da firmare…

Per chi non avesse la pazienza di leggerlo, ecco una sintetica descrizione dell’idea di business.


OnMe - idea di business

OnMe è una piattaforma che collega il mondo del social media con quello del commercio elettronico. Gli utenti possono acquistare prodotti o servizi pagando non con denaro, ma ospitando contenuti sponsorizzati sui propri profili social. In pratica, le aziende partner di OnMe pubblicano annunci sui profili social dell’utente, e il valore di questi annunci viene accreditato come pagamento per l’acquisto effettuato. Il valore di ogni post è calcolato in base alla portata e all’interazione dell’utente sui social media.

La nostra reazione leggendo il documento è  stata di sgomento: davvero qualcuno ci chiede una valutazione di un’idea scritta palesemente con l’AI? Ed ovviamente l’idea ci sembrava per nulla praticabile, quindi abbiamo cortesemente rifiutato l’incarico. Ma l’autore ha insistito, quindi abbiamo dovuto impiegare del tempo a spiegare il perché tale idea era assurda. Ma ci siamo tolti qualche sassolino dalla scarpa, perché per confutare tale idea, scritta in 5 minuti con l’Intelligenza Artificiale, noi del tempo l’abbiamo pur dovuto impiegare…

Ecco la nostra riposta.

«Gentilissimo,
mi dispiace non poterti aiutare, ma ci sono troppi errori nel concept che, anche volendo impegnarsi, non riuscirei a risolvere. Come ti scrivevo prima, in bocca al lupo, ma non posso aiutarti.

Se vuoi domani sono in macchina e posso chiamarti, così e ne parliamo.
Giusto per anticiparti qualche concetto:

  1. I Social Media sono piattaforme basate sul Paid Advertising, se anche qualche folle aprisse le API a OnMe, le chiuderebbero appena inizia ad erodere impressions al Paid Adv. Ma mettiamo che trovano un accordo…
  2. Il valore in impression dell’organico di un uomo comune è praticamente nullo. Se volessimo prendere come riferimento un influencer, che comunque ha seguito e professionalità per promuovere un prodotto/servizio, siamo parlando di circa 0,002 € a contatto stimato nell’audience. Questo valore l’ho calcolato prendendo dati di vendite dirette (Ferragni che vende il post a Gucci, per intendersi), quindi qualsiasi cosa mediata dalla piattaforma scontala del 50% minimo; siamo a 0,001€.
  3. Ipotizziamo pure che OnMe si rivolga a gente attiva sui Social, con numero di 1000 amici/follower. Dato il filtro delle piattaforme e nessun “boost” dell’algoritmo (cosa che invece hanno gli influencer), avrebbe massimo il 2% di impression in organico, ovvero 20. Mettiamo che il tizio ha un ottimo engagement rate (dell’ordine dello 5%), e quindi la rete di amici interagisce e diffonde il post… arriviamo ad 1 condivisione,(su 20 impressions) e da 20 siamo a 40 impressions totali. Valore economico 4 centesimi di euro. Che cazzo ci compri con 4 centesimi di euro??
  4. Nota bene, ho aggiunto un valore alla condivisione, ma tecnicamente non sarebbe corretto, perché andrebbe imputato il valore al soggetto che ricondivide e non a chi ha fatto il primo posting. Non entro nel merito, sarebbe troppo lungo, ma è come se dessi valore alla moneta solo al primo che la spende e non a chi la guadagna e rispende. Ma ripeto, andiamo oltre, però ho aggiunto il punto perché non contemplo condivisioni “virali”, ovvero una catena senza fine di tutti e 1000 amici/follower attivissimi sui social che riescono ad aumentare la catena oltre il 2° livello.
  5. Vediamo ora il meccanismo dei crediti. Il tizio di cui sopra con un’ottima attività social (intendo superiore all’uomo medio che ha meno di un terzo delle sue metriche), diffonde contenuti tramite “pulsante” OnMe (difficilissimo da fare senza accordi con i Social Media – vedi punto 1), ogni giorno, su 100 aziende diverse, per un mese intero. Arriverebbe a 120€. Oh cazzo, ci si può comprare qualcosa con 120€… Tolta la commissione di OnMe e la % ai Social Media che ospitano i contenuti (vedi valore a sconto di intermediazione al punto 2 di cui sopra, ovvero del 50%)… sarebbero comunque 60 fottutissimi euro da spendere! E no bello mio, perché gli attuali algoritmi limiterebbero la diffusione dei tuoi post, il tuo engagement rate scenderebbe perché sei diventato spammoso e la tua capacità di generare impressions crollerebbe drasticamente a zero, con una velocità esponenziale.
  6. È difficile stimare il tempo di distruzione dei profili social di cui sopra, ma potrebbe essere inferiore alle 2 settimane. Però guarda, stasera che mi hai fatto lavorare oltre il mio consueto orario delle 22.30, mi sento magnanimo e ipotizzo che il tipo in esame si sputtana tutti i social nel mese di cui sopra (punto 5). Se spammava i 100 prodotti/brand di cui sopra e generava 40 impressions a post siamo a 4000 impressions al giorno 1 e 0 al giorno 30, con decrescita esponenziale (ti allego un grafico, per capirsi). Ora: io non sono bravo in matematica, ma visto che tu hai fatto un Business Plan usando ChatGPT (e mi hai rubato circa 10 minuti di tempo prezioso per leggerlo e altrettanti per risponderti, abusando della mia pazienza), ricorrerò anche io all’AI e le chiederò di calcolare l’integrale dell’area sottesa al grafico… Mi dice che sono circa 14.465 impressions… Ovvero circa 14,5€ di valore per il mercato, allo stato attuale e con tutte le condizioni favorevoli di cui ai punti 2, 3 e 5.



Ora non ti resta che fare un bel focus group e vedere quanti soggetti con le audience di cui al punto 3 sarebbero disposti a lavorare circa 1 ora al giorno (1 post ogni 30 secondi mi sembra il minimo), per 30 gg, sputtanandosi definitivamente i propri profili social… per 14 fottutissimi euro e 50 centesimi.

Comunque sentiamoci domani, magari mi sfugge un qualche calcolo di sostenibilità che hai fatto… anche se dubito che la mia valutazione preliminare possa cambiare.

Cordialmente »


Ovviamente la telefonata del giorno dopo non c’è mai stata… l’e-mail ha almeno sortito l’effetto di chiudere definitivamente questa “valutazione” dell’idea di business.

Per recuperare parte del valore del tempo speso nel fare l’analisi microeconomica, ho chiesto all’ideatore di OnMe di poter scrivere un articolo sul tema dell’AI Stuffing e me l’ha accordato. 


Come proteggersi dall’AI Stuffing e risparmiare tempo

Come dimostra il simpatico caso di OnMe, le AI possono dare una discreta forma a qualsiasi assurdità e pertanto chi ancora usa il cervello deve impiegare tempo a smontare le “idee” presentate da sedicenti imprenditori, colleghi, clienti e fornitori.


Il primo consiglio che possiamo dare è di non perderci tempo: se notate che un contenuto è stato scritto con un LLM, chiedete a chi ve l’ha fornito di produrne uno scritto da “un umano”. Se dovete voi impiegare del tempo per leggerlo, perché non poteva impiegarlo l’autore per scriverlo? Il vostro tempo vale meno del loro?

Nel caso dovessero rifiutarsi, avete risolto il problema alla radice. Nel caso l’autore avesse realmente a cuore la vostra attenzione, vi produrrà quanto richiesto.

Ultimamente ci è capitato di ricevere un preventivo per un progetto complesso scritto integralmente con ChatGPT. Non c’era nemmeno un briciolo di sforzo progettuale, a fronte di una cifra comunque importante per la fornitura di sviluppo codice (circa 25.000€ per un’applicazione web, manco a dirlo, proprio basata sull’AI).

Abbiamo garbatamente fatto notare che avevano preso il nostro briefing, datolo in pasto a ChatGPT e aggiunto un prezzo, senza dettagliare le scelte tecnologiche, la stima dei tempi, le risorse impiegate, etc.

Ovviamente ci hanno rifatto il preventivo, scusandosi.

Non abbiate quindi timore a rifiutare l’AI Stuffing nel vostro lavoro. Rischiate di perdere molto più tempo nel districarvi tra contenuti spazzatura di quanto ne risparmiate usando voi stessi qualche tool di AI.

27 marzo 2024

La mia storia con il Tai Chi

Vi racconto una storia. È la mia storia con il Tai Chi.

Anni fa lavoravo in un’azienda molto “illuminata”, la cui la titolare (illuminata) a fine anno regalò a tutti i dipendenti una visita da un medico specializzato in medicina cinese. Il medico, italiano, con varie specializzazioni di medicina moderna, ma che poi aveva deciso di praticare solo medicina cinese, ad ognuno fece la terapia che riteneva utile. A me fece sia l’agopuntura che la coppettazione.

Poi mi consigliò di praticare il Tai Chi.


Così mi informai, comprai dei libri, trovai un corso in un paese vicino a dove abitavo e decisi di fare la lezione di prova.
Il corso era serale, alle 19.00. Ma io lavoravo a Firenze, finendo sempre oltre l’orario standard delle 18.00. Tra spostamenti a piedi, treno, più macchina/moto per raggiungere la palestra dove si praticava Tai Chi, un’ora di viaggio era il minimo tempo possibile. Mi dissi che era l’occasione giusta per staccare di lavorare alle 18.00 e decisi di provare.
Alla prima lezione di prova arrivo puntuale, mi cambio e inizio la pratica. Non ci capisco nulla, sono scoordinato e impacciato nei movimenti, ma l’energia del gruppo mi piace e decido subito di fare l’iscrizione associativa e pagare i primi mesi.

Alla seconda lezione faccio notte a Firenze, perché qualcuno si è buttato sotto al treno da qualche parte sulla linea di collegamento con il mio paese.

Alla terza lezione c’è sciopero del trasporto pubblico e arrivo a fine lezione. Nemmeno mi cambio, ma mi scuso con l’insegnante e spiego che non è dipeso da me.

Alla quarta lezione, succede un’urgenza lavorativa molto complessa da gestire ed esco dall’ufficio dopo le 21.00.

Alla quinta lezione, di nuovo un incidente sui binari (questa volta non volontario, ma comunque mortale).

A questo punto, per il bene di tutta l’umanità, decido di chiudere la mia esperienza con il Tai Chi. Quando mia moglie mi chiede perché, le rispondo, sorridendo, che non volevo altri incidenti sulla coscienza.

17 febbraio 2024

Invito alla lettura di "Equazioni dell’umano" di Alida Maria Sessa

Ho recentemente letto un bellissimo libro di poesie: "Equazioni dell’umano" di Alida Maria Sessa, edito da De Luca Editori D'Arte.

Credo sia un libro nel quale immergersi con il coraggio di lasciarsi interpellare dai versi, senza indietreggiare di fronte alle risposte che emergeranno nel proprio animo.

Come l’autrice scrive in un suo componimento: “La poesia è un veicolo emotivo, ci sali sopra e ti porta lontano o sfreccia in aria e voli sul vuoto”.

Il vuoto può far paura, così come le emozioni non positive, ma nella vita tutto va vissuto con intensità e il poeta diventa una sorta di Virgilio che ci accompagna nel nostro inferno interiore, passaggio necessario per poter assaporare anche gli sprazzi di paradiso. 


Le emozioni veicolate dai versi di Alida Maria Sessa sono comunque sempre molto complesse, non riducibili ad una valutazione in bianco e nero; si tratta piuttosto di variegate palette cromatiche, dove anche le tinte più cupe nascondono sprazzi di luce. Il lettore sale sulla poesia e si lascia portare dove ha bisogno di andare, dove un ricordo dell’autrice ne risveglia uno suo, dove una riflessione colta in un verso ne richiama un’altra assopita da tempo, dove un dispiacere apre ad una ferita, dove una ferita apre ad una scoperta, dove una scoperta apre ad una gioia viva, vera. Mentre.
Mentre il verso interrotto ci lascia tutto il gusto dolceamaro di aver condiviso con la poetessa una stessa emozione, un medesimo stato d’animo, pur se partorito da menti e cuori diversi.

Come spesso accade per le raccolte di poesie, il libro non è facile da descrivere, poiché ogni componimento è un’esperienza a sé, che merita di essere vissuta, più che raccontata.

Quella che può essere raccontata è, al limite, la struttura dell’opera. Il libro consta di cinque sezioni che raggruppano un totale di novantatré poesie. La prima parte, che dà nome al libro, è titolata “Equazioni dell’umano”; la seconda parte contiene “Poesie sulla poesia”; la terza parte è titolata “Family Life”; la quarta parte, riprendendo il verso di una poesia, titola “I pesci non vedono l’acqua”; l’ultima parte è denominata “Il buffo dell’amore”.

Le sezioni non costituiscono un vero e proprio raggruppamento antologico, sebbene ci siano alcune tematiche comuni (si va dalla fisica quantistica della prima parte all’amore dell’ultima, passando per contagiosi ricordi di luoghi e persone); si tratta piuttosto di un modo di vedere le cose, che influenza il percorso del lettore verso la scoperta della poetica dell’autrice.

Se la poesia sta nell’intenzione con cui ogni giorno posi lo sguardo, come recita Sessa nella poesia “Stringere la vita”, allora l’intenzione posta da chi scrive è di per sé un faro che aiuta il lettore a guardare con occhi nuovi al suo vissuto (passato, presente o futuro che sia).

Trovo che questo sia il grande pregio della poetica di Alida Maria Sessa, ci accompagna in una ricerca di significato che è il significato stesso dell’esperienza letteraria offerta al lettore, parafrasando un verso dalla sua poesia “Vita”.

Potrei citare decine di versi di rara bellezza che mi sono rimasti impressi, ma ribadisco che, per godere dell’opera letteraria, bisogna affidarsi all’esperienza diretta: è solo attraverso la lettura del libro che si può percepire la bellezza e completezza dell’esperienza estetica costruita dalla scrittura di Alida Maria Sessa.

Una nota finale meramente di natura tipografica: avrei preferito che le belle tavole di Enrico Benaglia che accompagnano le sezioni del libro fossero state a colori, per rendere giustizia all’ampiezza delle “sfumature emotive” di cui Sessa è stata capace.