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28 giugno 2009

La Metafisica della Qualità

Oggi ho scritto una voce per l'Enciclopedia Libera Wikipedia. Sono anni che supporto il progetto (per un periodo su questo blog c'è stato anche il banner per fare le donazioni), ma mai prima d'ora avevo scritto una voce da zero. Il fatto è che stavo approfondendo il pensiero di Robert M. Pirsig, dopo aver riletto il suo fantastico libro "Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta", ma non trovavo informazioni chiare sulla sua filosofia. Per quanto navigassi su internet, non riuscivo a trovare una sintesi che mi chiarisse in definitiva cosa significasse "Metafisica della Qualità". Anche Wikipedia, pur citandola a proposito di Pirsig, non aveva una voce dedicata all'argomento. Per cui, dopo aver dedicato il pomeriggio a chiarirmi le idee, ho deciso di raccogliere gli appunti e scrivere nell'Enciclopedia Libera la voce Metafisica della Qualità.

Ma il punto centrale che mi preme condividere è questo: è stata una bella esperienza. Sebbene sia solo l'inizio (perché le voci possono essere continuamente modificate e ampliate dagli utenti), ho sentito forte la bellezza della condivisione, del sapere che cresce grazie a piccoli contributi di ciascuno. E, per una volta, tutte le letture di questi ultimi mesi non mi sono apparse come tempo sprecato!

“Il Buddha, il Divino, dimora nel circuito di un calcolatore o negli ingranaggi del cambio di una moto con lo stesso agio che in cima a una montagna o nei petali di un fiore”

(da Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta di Robert Maynard Pirsig)

11 giugno 2009

Commento

Avevo scritto un commento sulle passate elezioni, abbastanza amareggiato. L'avevo riletto più volte, e più volte riscritto. Ne avevo fatta una versione idealista, una pragmatica, ed una che era una collezione di parolacce più o meno velate. Ne ho scritta una la notte tra domenica e lunedì, mentre vedevo i risultati delle elezioni prendere forma nei salotti della politica televisiva, ne ho scritta una il lunedì pomeriggio, e poi un'altra ancora il martedì. Ma nessuna mi sembrava adeguata. In fondo volevo dire tante di quelle cose che avrei dovuto scrivere un trattato sul "sentimento di non appartenenza ad un popolo", avrei dovuto dissertare di politica, sociologia ed economia, ma poi l'amarezza sarebbe rimasta, immutabile, a ricordami che nessun post di nessun blog può creare opinione, nessuno può competere con i mezzi di distrazione di massa in mano all'Imperatore di turno. Di versione in versione, non riuscivo a decidermi su se e cosa scrivere; tutto era troppo poco, tutto mi appariva per certi versi inadeguato. In fondo anche fare chiarezza in me era difficile, capire se ero più dispiaciuto per la vincita del PDL, per la scarsa affluenza, o perché il PD non aveva avuto un buon risultato. Poi sono approdato ad una frase, ricordatami da mio fratello (che tra l'altro l'aveva anche scritta in un commento su questo blog), e che mai come in questo caso mi sembrava appropriata, capace di sintetizzare mille parole. Si trattava di un pensiero di John Stuart Mill, che alla fine ho fatto mio, ed ho deciso di scrivere come unico commento a queste Elezioni Europee:
«A lungo termine, il valore di uno Stato
è il valore degli individui che lo compongono.»

3 giugno 2009

Due parole sul futuro

"Due parole sul futuro" è uno di quei titoli che dicono tutto e non dicono niente. Uno di quelli che si usano per accomunare temi diversi, di quelli che potrei usare tanto per raccontare un progetto di vita, che per annunciare un imminente viaggio. Tuttavia credo di usarlo in maniera particolarmente appropriata, in questo caso, per parlare di una cosa che mi sta molto a cuore: la speranza in un mondo migliore.
Da un paio di giorni si è conclusa qui a Trento la quarta edizione del Festival dell'Economia; un evento che ha richiamato brillanti economisti da tutto il mondo, per dibattere attorno al tema Identità e crisi globale. Ho seguito con molta attenzione diversi incontri, sperando di ricevere dalle autorevoli voci di premi nobel, o manager di successo, una risposta alla domanda che da anni mi pongo: "come uscirne?"
E non intendo come uscire dalla crisi attuale, ma come uscire dal Capitalismo, dal consumismo, dal sistema corrotto e fallace che ci ha portati a questo punto.
Ed è con profonda delusione che constato come anche le migliori teorie non si discostino da un'ottica incentrata sul sistema economico attuale. Tutti dicono che è sbagliato, pieno di incongruenze, di disuguaglianze, ma nessuno è in grado di proporre soluzioni concrete. Ancora una volta ripenso a Keynes e a quanto sia difficile evocare scenari alternativi.
Tuttavia io nutro una speranza per il futuro che è reale, non meramente utopica. E provo a coltivarla con atti concreti, come lo studio di nuove teorie economiche, o con l'impegno politico. Credo che si abbia "diritto a sperare", solo se ci si rimbocca le maniche e si fa qualcosa per gli altri, per la società. Il "fare qualcosa" non implica necessariamente l'organizzare la Rivoluzione (anche se ci lavoro da un pezzo!), ma può partire da semplici atti fatti con coscienza, come l'esercizio del voto.
A tal riguardo, vorrei dire due parole sulle Elezioni per il Parlamento Europeo del 6 e 7 giugno.
Come è ormai mia abitudine, tendo a palesare su questo blog le mie intenzioni di voto, sia per l'atteggiamento "attivo" che da sempre ho nei confronti della politica, sia per fornire agli amici che me lo chiedono dei riferimenti circa le mie scelte.
Alle imminenti elezioni europee voterò per Michele Nicoletti, perché credo sia il giusto connubio tra competenza, dedizione al servizio civile e senso etico. Invito chiunque abbia interesse ad approfondire la validità di questo candidato, a visitare il suo sito internet, dove, specialmente nella sezione "le ragioni di una scelta", sono sicuro si troverà motivo per sperare davvero.
E la speranza in un futuro migliore parte sempre da una scelta del singolo.