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19 agosto 2021

Endorsement a Carlo Calenda, l'unico Sindaco di Roma che vorrei sul serio.

Ho conosciuto Carlo Calenda nel febbraio del 2019, al Congresso di Volt Italia a Firenze.

Lo stimavo già da tempo per la sua attività come Ministro dello Sviluppo Economico, ma averlo sentito parlare in quella occasione, col suo fare pragmatico, sia sul palco che dietro le quinte, mi ha confermato la sua levatura come uomo e come politico.


L'ho coinvolto in seguito nell'approfondire la teoria della Liquidità Distribuita, l'unica politica monetaria in grado di stabilizzare sistemi economici complessi senza sperequazioni e con un meccanismo anticiclico a prova di inflazione.

Carlo è una persona capace. È uno che non si vota per appartenenza, ma per competenza. Questo è sia il suo grande limite (nei confronti del candidato del PD, come di M5S e Centro Destra), sia il suo punto di forza. Dobbiamo solo sperare che i cittadini di Roma siano sufficientemente competenti da riconoscere la competenza.

Da mesi porto avanti la mia campagna personale di endorsement a Carlo Calenda, per le elezioni comunali a Roma che si terranno ad inizio ottobre 2021. Mediamente 2 persone su 3 fra i miei amici e parenti residenti a Roma sono già orientanti per il voto a Calenda. Ma questo è solo un segno che ho buone amicizie e una splendida famiglia.

Come andranno le elezioni dipende da una cosa sola: i cittadini romani voteranno "sul serio" o per "partito preso"?

Roma, sul serio: Carlo Calenda sindaco

C'è un solo voto serio a mio avviso per le comunali 2021 di Roma, ed è quello a Carlo Calenda: dimostrerà l'ennesimo fallimento dei partiti tradizionali, ma traccerà una nuova strada per la Politica fatta di competenza e partecipazione.


9 aprile 2021

Buon viaggio Filippo, al prossimo gin

La vita è un'avventura fantastica.

Di questa avventura fantastica, a volte, ci dimentichiamo di coglierne la magia. Come la magia delle coincidenze, delle sincronicità che ci fanno apprezzare un momento, degli incastri tra vite lontane che per un frangente si incontrano.

Accadde a noi Filippo, poco meno di 15 anni fa.


Nel 2006 fui scelto per servirti un tè nella Old Library del Gonville & Caius College , in occasione della cerimonia in cui conferisti la laurea honoris causa al Primo Ministro indiano, Manmonah Singh.

Ho raccontato di noi alle mie figlie, quando con me hanno visto la serie The Crown su Netflix e si sono appassionate alla Famiglia Reale inglese.
Perché un padre non può mancare di apparire agli occhi delle proprie figlie come "l'eroe" che ha incontrato il Principe Filippo, marito della Regina Elisabetta. Loro che sognano di principi e regine ogni giorno.
A dire il vero, il mio onesto racconto non ha mai ingigantito il ruolo di mero cameriere che ebbi, ma ha sortito comunque l'effetto sperato, che posso sinteticamente riassumere col concetto: il Principe Azzurro esiste, e io l'ho conosciuto.
Avrò quindi il sacrosanto diritto di porre un veto su qualsiasi pretendente che non possa vantare il tuo lignaggio. E, credimi, con quattro bellissime figlie è il massimo potere cui un padre possa aspirare.

In queste settimane progettavamo di scriverti una lettera di auguri per i tuoi 100 anni, perché, sebben solo "guardian degli orti", le nostre vite si sono incontrate per pochi minuti, ed era mia intenzione trasmettere alle bambine "la magia" di questi incontri nella Vita.

Quella lettera rimane incompiuta, come il tè che non ricordo accettasti. Si diceva preferissi il gin, ma, se ti ha fatto arrivare a quasi 100 anni, allora che gin sia.

Buona Vita, Filippo. Che il mio splendido ricordo di quell'incontro possa valerti come moneta da dare a Caronte.


"... e vissi in Menfi un tempo, e ne la reggia fra i ministri del re fui posto anch'io, e benché fossi guardian de gli orti vidi e conobbi pur LE GIUSTE corti."



2 febbraio 2021

Grazie Renzi. Hai fatto esattamente ciò che avrei fatto io se ne avessi avuto la possibilità e la responsabilità. Punto.

Stasera torno dal lavoro alle 20.15, dopo un'ora di macchina, ed essendomi perso i titoli del telegiornale delle 20.30, provo a capire con lo zapping come si sta chiudendo la "parentesi Fico". Sono giorni che, a causa di impegni lavorativi h12, apro una finestra sulla crisi politica italiana solo dalle 20.00 alle 20.30. Più qualche messaggio WhatsApp la mattina presto o la sera tardi a Carlo Calenda, ma questa è un'altra storia.

In macchina la sera ascolto solo La Zanzara, su Radio 24. Non per sadico divertimento, beninteso, ma per ricordami in che Paese vivo, e per studiare, quasi con un interesse antropologico, "l'altro elettore". Sapere cosa pensa chi vota Salvini, Fratelli D'Italia e M5S (a proposito, grazie David Parenzo per il tuo puntuale sondaggio) mi aiuta a tenere le distanze dalla politica: sono troppo "radical chic" per considerare anche solo lontanamente di dovermi confrontare con un certo tipo di pensiero (o totale assenza di pensiero).
Diciamo però che quella trasmissione radiofonica così "trash" mi tiene sempre acceso il desiderio di evitare che questo Paese vada in mano a chi non sa e non può governare per carenza di neuroni. Quindi è utile.

Ma veniamo al punto, arrivo a casa senza nemmeno radiogiornale, e non so se Renzi ce l'ha fatta.

Ovviamente io non ho mai dubitato che quel genio della politica che è Matteo Renzi ce la facesse. Però aveva tutta l'informazione contro, tutti che dicevano fosse un gioco di poltrone, che era una mossa incomprensibile, che saremmo arrivati ad un Governo Conte Ter, che era un irresponsabile vista la pandemia da COVID, insomma tutti, ma proprio tutti, sembravano non averlo capito.

Io invece fin dalla prima mossa della sfiducia al Governo Conte, speravo in Draghi. Ma ci voleva un po' di teatrino, le solite prassi istituzionali, qualche giro a vuoto, per arrivare al punto.
E il punto è uno solo: il Recovery Plan è una sfida enorme e un politico responsabile non poteva farla giocare a degli incompetenti.

Ecco quindi che, al telegiornale delle 20.30, finalmente capisco che è tutto vero. Aspetto il discorso di Matterella, solo per conferma e per far respirare alle bambine "la solennità" di certi passaggi istituzionali. Affinché capiscano che è un momento cruciale per il loro destino.
Ascoltiamo il Presidente tutti insieme.

Il suo è uno dei discorsi più chiari che gli abbia mai sentito pronunciare, un capolavoro di Programmazione Neuro Linguistica: indica le due strade che ha davanti e parla a lungo, e male, solo della seconda (le elezioni).

Quindi è fatta. Confermo alle bambine che c'è una speranza, adesso, e che i circa 44.000€ di debito che già hanno sulle spalle, saranno forse più lievi da sopportare.

Il Recovery Plan è in larga parte altro debito e se non viene gestito da persone competenti, porterà le future generazioni sul lastrico. Il patto generazionale si è rotto da tempo, ma chi ne paga le conseguenze sono solo i più giovani. Per dare una stima a spanne: per ogni euro di interessi da pagare per debito generato da parte dell’ottantenne di oggi, il 56enne ne deve pagare 10; cifra che sale a 100 per il 15enne, mentre per chi è nato nel 2017 la proporzione sale a mille (fonte ilSole24ore).

Io ho 3 figlie nate nel 2010, 2013, 2016 e un'altra in arrivo nel 2021. Come avrei potuto sopportare che la più grande somma di denaro a disposizione dell'Italia per investimenti produttivi fosse sperperata in spesa improduttiva? 

E qui veniamo ad un altro tema. Per un recente progetto di consulenza marketing, ho fatto 9 versioni di un Marketing Plan da meno di 100.000€, condividendolo con il board in decine di riunioni prima di arrivare alla versione definitiva e all'approvazione. Con che senso di responsabilità Italia Viva doveva avallare uno straccio di bozza di Recovery Plan da più di 200.000.000.000€ scritto male e senza avere idea di che ipoteca stavano aprendo a spese dei più giovani??

Ecco, se io fossi stato al posto di Renzi, avrei fatto lo stesso.
Avrei fatto di tutto per far sì che ogni euro di debito sulle spalle delle mie 4 figlie fosse investito in modo produttivo, per dare a loro nuove opportunità, anche solo per ripagarlo quel debito.

Avrei fatto di tutto per togliere il Recovery Plan dalle mani del Governo Conte, anche solo per mettere un economista al posto di un avvocato.

Se poi quell'economista è Mario Draghi, allora tanto meglio.

Non sono più un simpatizzante di Renzi da tempo, e non gli ho risparmiato critiche, anche su questo blog, su come ha gestito la riforma costituzionale cosiddetta Renzi-Boschi. Ma quando fa la cosa giusta, glielo devo riconoscere. Ne va della mia onestà intellettuale.

Non ho risparmiato critiche anche a Mario Draghi, ma semplicemente perché ai miei occhi diceva delle ovvietà. Più o meno le stesse che ho scritto prima sul debito e sul rapporto intergenerazionale.
Ma almeno lui le ha chiare, quelle ovvietà.
Casalino no. Conte no. Di Maio no. Nemmeno Zingaretti per quello che posso capire dalle sue azioni e inazioni.
E questo è il punto.