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7 novembre 2012

Chanel N° 5: c'era proprio bisogno di Brad Pitt?

È arrivato il momento di creare una nuova "etichetta" per i post raccolti in questo blog: Advertising Age (in onore di una celebre rivista sul mondo della pubblicità e dei mass media).

Una nuova categoria di post per parlare di pubblicità e comunicazione, rispetto alla "storica" Economia e Marketing, perché già unire il marketing con l'economia è stata una forzatura, ora attribuire questa categoria alle mie analisi delle pubblicità contemporanee mi sembra proprio fuori luogo (anzi, ri-catalogherò i vecchi post in cui ho parlato di advertising).

Ecco quindi lo spot pubblicitario che, proprio per la mancanza di strategie di comunicazione interessanti, mi ha indotto ad inaugurare la nuova categoria: "There you are" di Chanel.


Ritengo l'idea di base, quella di utilizzare un testimonial uomo, invece delle solite donne-simbolo, buona; ma la realizzazione pessima.

Il monologo di Brad Pitt non riesce ad emozionare, non essendo supportato né da immagini, né da musiche che aiutino lo spettatore ad entrare emotivamente in risonanza con la "dichiarazione d'amore" che fa.
L'assurdità finale, poi, è che la dichiarazione d'amore sia al profumo, non alla donna che lo porta (bastava evitare di dire il nome del prodotto alla fine, sarebbe stato più elegante).

Usare poi un'icona come Brad Pitt (affermatissima ma poco "contemporanea"), ha sporcato l'idea (buona in sé, lo ripeto) di affidare ad un testimonial uomo la promozione dello Chanel N° 5.
Gli uomini hanno regalato per decenni questo profumo alle donne perché volevano vedere in esse le Marilyn Monroe che non erano. Le donne lo compravano per dare la stessa illusione agli uomini.
Ma nello spot attuale non c'è processo di immedesimazione che regga: lui è distante, ineguagliabile, lei semplicemente non si vede. Tutto è trasposto su un piano troppo platonico per generare impulso di acquisto.

Ecco, per questo non credo lo spot funzioni sul piano commerciale. Forse un po', ma solo un po', ha una sua valenza per tener viva la brand awareness; anche se qualsiasi passaggio di 30 secondi in prima serata per un mese l'avrebbe avuto, a prescindere dalla bontà del concept.