Titolo del libro
"La Setta della Parola Sola"
Prefazione
[Prefazione di Umberto Eco alla 50ª edizione italiana]«"Una nuova setta si aggira per l'Europa: la Setta della Parola Sola. Tutte le religioni della vecchia Europa si sono coalizzate in una sacra caccia alle streghe contro questa setta: il papa e il patriarca di Mosca, Gilles Bernheim e Justin Welby, radicali francesi e poliziotti tedeschi. [...]".
Così inizia il romanzo di Latuni e così ho scelto di iniziare la prefazione a questa cinquantesima ristampa che ho il privilegio di introdurre. Inizio così perché non c'è modo migliore di portare subito il lettore nell'atmosfera del romanzo fanta-storico di Marco Latuni e, soprattutto, di chiarirne subito l'aspetto principale che lo caratterizza: infiniti rimandi ad infiniti livelli di interpretazione del testo.
Le arcinote parole del Manifesto del Partito Comunista del 1848 nell'incipit stanno proprio ad indicare questo al lettore: ogni cosa che leggerai significa anche qualcos'altro. E le combinazioni di significati si moltiplicano esponenzialmente man mano che si leggono le citazioni, i riferimenti a fatti di cronaca o i dialoghi dei personaggi costruiti con pezzi estrapolati da altri libri.
Ma Marco Latuni non è un dotto scrittore che vuol mostrare quanto sa e di fatto far sentire ignorante il lettore riempendo di citazioni il romanzo (cosa che qualche critico ha invece scritto di me!); lui lo fa per un fine preciso, direttamente connesso alla trama del libro: vuole dire mille cose, quando i protagonisti del libro si affannano a dirne una sola. Chi ha ragione, autore o personaggi in cerca di autore? Non esiste risposta, o almeno non ne esiste una sola.
Siamo nel 2048, la tecnologia è più o meno come la conosciamo oggi, non ci sono macchine volanti o robot spietati, ed anche la società è simile a quella contemporanea, non ci sono regimi totalitari alla George Orwell, né modi di vivere tanto diversi dai nostri giorni. Forse l'unico aspetto degno di nota che emerge dalle ambientazioni dei capitoli è che il mondo è più secolarizzato e più materialista di come lo consociamo oggi; niente di eccessivo, beninteso, diciamo piuttosto che è il logico punto di arrivo di una retta di regressione lineare tracciata partendo dal livello di religiosità degli inizi del '900 in Europa e passando per il materialismo superficiale della prima decade del secondo millennio.
Ma è in questo contesto di a-religiosità e agnosticismo, che sembra l'atteggiamento dominante del mondo del 2048, che inizia a diffondersi nelle capitali europee una setta molto particolare: la Setta della Parola Sola.
Gli adepti non hanno altre regole se non quella di mantenere il silenzio perenne, sia fra loro che con il resto del mondo, e dedicare la vita a diffondere, pacificamente e in silenzio, una parola sola.
Vanno in giro con un cartello al collo, dove è scritta la parola che hanno scelto, conducono esistenze semplici, miti. Per lo più vivono di elemosine o di lavori dove non è necessaria favella.
Negli anni 70-80 capitava di vedere per le città di tutto il mondo gruppi di adepti al Movimento Hare Krishna, che, con vesti bianche o color zafferano, con i capelli rasati e con codino, cantavano sorridenti e festanti il loro credo, fra suoni di flauti e di tamburelli. Di loro, come di centinaia di altre sette, non c'è più traccia nel futuro descritto da Latuni; in tutta Europa si vedono solo individui silenziosi che se ne vanno in giro con una cartello in mano o al collo, con una parola scritta sopra. C'è chi usa un semplice pezzo di cartone, chi ha inciso a fuoco sul legno la sua parola, chi se l'è tatuata sul petto o sulla schiena, chi l'ha dipinta col suo sangue su un telo bianco e lo va sventolando con vigore in faccia agli uomini del 2048, che guardano sconcertati senza capire.
Eppure qualcuno capisce. Sempre più persone decidono di lasciare le loro esistenze per aderire alla Setta della Parola Sola. Non ci sono capi, non ci sono riti, ci si spoglia di tutti gli averi e si inizia a giare per il mondo "donando" agli altri "la parola sola".
Il romanzo inizia proprio con una ragazza della "Milano bene" che, vedendo un gruppo di adepti camminare silenziosi per le via del centro, scrive con il rossetto la parola "Perdono" sulle pagine di un libro universitario e si unisce a loro.
A dispetto dell'incipit citato all'inizio, poco spazio viene dato al pur affascinante intreccio di spionaggio e contro-spionaggio fra i capi delle principali religioni mondiali (tutti impauriti per l'effetto dirompente che la setta sta avendo sul numero dei fedeli afferenti al proprio credo). Il fulcro del romanzo sono invece le vite delle persone che aderiscono alla setta. Ognuno per motivi diversi, ognuno dando il proprio significato a quella particolare parola.
Decine di personaggi che non hanno un nome e cognome, ma una parola sola. C'è "Felicità", c'è "Dono", ci sono tanti "Amore", ognuno diverso dall'altro, c'è "Casa", c'è "Mare", c'è "Io", c'è "Noi". Ci sono anche tanti "Dio", "Allah", qualche "Buddha" (per lo più gli ex-buddhisti preferiscono "Illuminazione" o "Pace").
Sovente capita che nello stesso gruppo di adepti si ritrovino parole uguali o affini, ma è una condizione temporanea. Se il gruppo "Pace, Serenità, Unità, ecc." incontra nel proprio peregrinare "Io, Basta, Stronzi" c'è sempre l'adepto che si stacca dal gruppo originario, magari quello che l'ha inspirato ad aderire alla setta, per andare con quello che propugna parole molto diverse. Il senso è che leggere una parola bianca fra tante nere o una nera fra tante bianche dà più risalto alla voce diversa e consente quindi all'adepto di meglio far emergere il proprio credo.
Le dinamiche di scelta e di migrazione fra gruppi erranti sono al centro delle vicende narrate con sapiente maestria da Marco Latuni e portano il lettore ad immedesimarsi a tal punto che vorrebbe essere ciascuna di quelle parole.
Forse il vero motivo per cui questo libro tanto complesso è diventato un best seller mondiale è che mette in crisi chiunque. Nessuno ne esce intero, nessuno immune dal fascino dell'essenzialità della scelta che fanno i protagonisti.
Ad ogni cartello alzato in silenzio al cielo c'è un pezzo di noi che va in frantumi. Ed una parte di noi che impara una parola per la prima volta, scoprendone il significato più autentico.»
L'Osservatore Romano: «Un libro meraviglioso e toccante, che è un'irrinunciabile traccia per meditare su se stessi, sul significato che attribuiamo alla vita. In ultima analisi il romanzo è una lunga e sofferta meditazione dell'autore sull'uomo, il suo fine, la sua fine.»
La Nazione: «A tanti sarà capitato di essere in difficoltà nello scegliere un libro da regalare, magari per Natale, ad una persona amica cui si vuole bene. La difficoltà è tanto maggiore quanto più si vorrebbe comunicare con quel regalo; si vorrebbe che quel libro fosse speciale per la persona che lo riceve, ma anche che parlasse un po' di noi, che condensasse significati e fosse in grado di veicolare concetti importanti o emozioni che vogliamo condividere. Immaginiamo ora di regalare solo il titolo. Anzi, peggio, una parola del titolo. Ecco, leggendo La Setta della Parola Sola di Marco Latuni vivrete le vite di decine di persone che sono state in grado di regalare all'umanità una parola sola. E la cosa più sorprendente e che condividerete ogni singola scelta.»
Avvenire: «Commovente, a tratti struggente. Cosa porta l'uomo ad abbandonare il molteplice per focalizzarsi sull'Uno?»
Le Figaro: «Un libro misterioso, pieno di rimandi ad altri libri e denso di significati nascosti; fin dalla copertina alla prima edizione (mai cambiata in tutte le riedizioni, anche nelle altre lingue), che mostra una donna con in mano un cartello. Su quel cartello c'è un nome che tutto il mondo, purtroppo, ben conosce. Che significato ha quella parola "Charlie"? Nessuno all'interno del romanzo; è "solo" una parola "sola", come le tante altre scelte dai protagonisti che incontriamo nel libro. Ma se si cala la trama nella storia contemporanea, che significato ha quella parola? Che significato ha in relazione al romanzo? E che significato in relazione alle nostre vite?»
The Sun: «Un libro che apre degli interrogativi profondi in ogni lettore: chi sono io, quale parola sono? sono stato sempre questa parola o un'altra? o molte altre? e se sono stato tante parole nella mia vita forse è assurdo sceglierne una soltanto? ma se avessi l'energia per dire una parola sola ed una soltanto... quale direi?»
Washington Post: «Un capolavoro assoluto: un libro dove tutti i protagonisti affermano, anzi, gridano al mondo una parola sola, ma che lascia nel lettore solo domande aperte. Soprattutto, forse, perché si grida in silenzio.»
La Padania: «Noi non abbiamo certo bisogno di aspettare il 2048 per dedicare la vita ad una parola sola: PADANIA LIBERA!»
La Frusta Letteraria: «Un libro che sembrerebbe per pochi, ma che ha avuto un straordinario successo di pubblico e di critica. Un libro per molti, quindi, ma non per tutti; specialmente non per quanti credono che "padania libera" sia una sola parola.»
La Repubblica: «Un nuovo modo di scrivere, un romanzo che parte dalle pagine stampate e si completa nel mondo reale, nelle parole che leggiamo sui giornali e nei libri cui quotidianamente ci dedichiamo. Un libro che non è sbagliato definire "sperimentale".»
Autore
Marco Latuni è uno degli autori-rivelazione più interessanti nel panorama letterario italiano degli ultimi anni. Giardiniere di professione da più di vent'anni, dopo l'incredibile successo del libro autobiografico "Io c'ero - Lettere di un padre alla figlia", ha definitivamente intrapreso la professione dello scrittore ed ora è al suo secondo libro.Il suo stile è semplice, lineare e insieme profondo e toccante. Con "La Setta della Parola Sola" si è cimentato in un genere letterario completamente differente dal primo libro, il che lo rende un autore versatile e mai prevedibile. Umberto Eco ha detto di lui: «Vende come Dan Brown e scrive come me. È lo scrittore perfetto».