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17 aprile 2008

De Amore Rerum Suarum


Rispondo con un post ad un commento inviatomi circa le ultime elezioni, poiché credo possa essere utile un po' per tutti riflettere sul risultato elettorale.

Caro Marco Brandi, se, in un derby decisivo per il campionato, la tua squadra perdesse, ti dispiacerebbe? In questa ottica devi vedere il dispiacere da me esternato. Niente mancanza di umiltà, solo legittimi sentimenti. Se poi vogliamo fare un'analisi un po' più approfondita del voto, allora al dispiacere si aggiunge un'amarezza latente; ma non perché "ha vinto l'altra squadra", ma perché di colpo mi sono ritrovato consapevole che non si vota più per un ideale. E non ci sono più ideali.

Questo è il dato più rilevante della scorsa campagna elettorale: i due maggiori partiti non hanno mai parlato di ideali, di idee per cui valesse la pena lavorare; si sono limitati a lanciare tante proposte, sotto le quali (forse), ben nascosti, potrebbero esserci degli ideali. Ma ormai ci si vergogna di anteporre l'idea al percorso.
Gli ideali sono come dei fari, delle luci che dovrebbero illuminare il percorso; sono l'unica vera alternativa alla politica intesa come armonizzazione degli interessi.
Quando il pragmatismo prende il sopravvento per qualcuno può sembrare un'ottima cosa: finalmente proposte concrete e non parole vuote. Ma invece la situazione comincia ad essere drammatica, poiché la scelta elettorale si riduce a scegliere per "convenienze". Ognuno sente il diritto di anteporre il proprio egoismo a quello degli altri ed è così che si forma la scelta politica del cittadino (anche se definirla politica è improprio).

Il grandissimo risultato della Lega in Veneto, ad esempio, è pienamente comprensibile. Io ho un amico qui a Trento che viene da Padova e che non ce la fa più a sopportare la presenza degli immigrati nella sua città natale; ed è tra le migliaia di elettori che hanno ritenuto che votare Lega Nord avrebbe tutelato i propri interessi.
Poi magari se discutiamo dell'idea di integrazione, propria della cultura di sinistra, rispetto a quella di chiusura delle frontiere della Lega, lui si trova d'accordo con me. Ma di fronte alla scelta elettorale non ha esitato, poiché in campo non c'era una dialettica tra posizioni culturali, ma diverse risposte ad esigenze contingenti.
E il Partito del Popolo della Libertà ha saputo meglio rispondere alle esigenze degli elettori.
Meno tasse per tutti, dazi sui prodotti importati dalla Cina, frontiere chiuse in entrata, sono slogan facili da veicolare e di sicura presa sull'elettorato. Ma quello che a me dispiace non è che abbiano vinto questi punti rispetto a quelli del Partito Democratico, bensì che dietro non ci siano degli IDEALI, e che quindi la classe politica stia letteralmente distruggendo la morale e la cultura del popolo italiano con ignorante inconsapevolezza.
Per esempio, se domandi ad un elettore di Centro Destra quali siano gli ideali del PDL, lui non sa risponderti, o meglio "non può risponderti". Ti risponderà con proposte che ha sentito dire: "Il PDL crede che lo Stato costi troppo, quindi taglierà le tasse, eliminerà la criminalità mandando via gli immigrati clandestini, ecc."
Quindi l'ipotetico elettore del PDL non sa, né può sapere (a causa delle scelte della classe dirigente del partito) quali idee ci siano dietro il partito che vota.
Se infatti gli si domanda: "Ma il tuo partito è liberale?"
Egli probabilmente risponderà: "Si, certo, Berlusconi è il più grande imprenditore d'Italia, è avvio che sia a favore del liberismo!"
Ma l'ignaro elettore non sa che la politica economica di Tremonti è tutto fuorché liberale. Non sa che Berlusconi è tra i più grandi monopolisti del mondo e non è né liberale né liberista. Non sa che il libero mercato non piace a chi, come lui, ha una forte posizione da difendere. Così come per l'America le leggi del libero mercato valgono solo per le proprie esportazioni, mentre per le importazioni valgono rigidissime leggi protezioniste.
Non lo sa perché non ci sono più identità definite, non c'è più la possibilità di capire dove porta una certa strada intrapresa da un partito.
Tanto per continuare l'esempio dell'ignaro elettore che vota PDL, magari se avesse potuto assistere a dibattiti televisivi in cui non si parlava di proposte sciorinate al solo fine di aumentare i propri consensi, ma si dibatteva su idee e diversi modelli di sviluppo, egli avrebbe compreso che i dazi di Tremonti sono una via già percorsa e abbandonata dall'economia di un secolo fa, che il liberismo è più rappresentato dal Centro Sinistra che dal Centro Destra, che le leggi di Bersani in due anni hanno fatto quello che Berlusconi non ha fatto in dieci, ecc.

Si preferisce dire "noi metteremo il bonus bebè", e non "crediamo nel valore della famiglia e vogliamo tutelare chi in questi disperati scenari decide di mettere al mondo un figlio"; sia per non perdere il voto dei divorziati, o di chi non vuole figli, ma soprattutto per non dover spiegare come modificare questi disperati scenari. Oppure si dice "aboliremo l'ICI" e non "riteniamo ingiusto tassare la proprietà della casa", poiché scendere nel dettaglio dell'idea porterebbe ad uno scontro culturale tra più idee: è più importate togliere l'ICI a chi ha la fortuna di avere una casa, o aumentare a tutti il costo dell'acqua e dello smaltimento dei rifiuti? E già, perché i comuni i soldi dovranno pur prenderli da qualche parte. Magari mettendo autovelox con limiti di velocità al limite del pericoloso, tanto per far quadrare i bilanci comunali.
Cosa è più giusto? Questa domanda non se la pone nessuno, proprio perché sono spariti i riferimenti alle grandi ideologie del passato.
Da una parte, certamente, il superare i limiti imposti dalla visione sterili di alcuni ideali, che sono appunto sfociati nelle "ideologie", è stato un bene. Se il Centro Sinistra fosse stato legato alle idee di statalismo ed egualitarismo esasperato, non avremmo avuto tante ottime leggi che hanno effettivamente migliorato l'economia e la società italiana negli ultimi venti anni.
Ma il non sapere più a chi votare perché tuteli l'idea di uguaglianza e di Stato è altrettanto sbagliato.

Tutti hanno colpa, da destra a sinistra, non c'è qualcuno che sia stato capace di un dibattito culturalmente valido prima delle ultime elezioni.
Poi ci sono le valutazioni di merito. C'è chi non voleva Veronesi come ministro della Sanità perché è a favore della ricerca sulle cellule staminali, e chi in passato non voleva Sirchia, perché è corrotto e prende le tangenti (oggi è stato condannato a 3 anni). Quindi a volte ci sono scale di valori, scelte che gli elettori fanno.
Io, ad esempio, preferivo Veronesi a Sirchia. Ma questo nulla toglie al valore della scelta di chi alle precedenti elezioni ha preferito chi ha nominato Ministro della Sanità Girolamo Sirchia, credendo che meglio poteva tutelare le proprie idee, la propria morale.
Non metto voce sulle scelte valoriali, se ci sono. Metto voce e mi rammarico per le scelte fatta in ragione dei propri interessi, perdendo di vista la visione complessiva di una società giusta e progredita.
Proprio ieri sera riflettevo dei risultati elettorali con mio fratello.
La cosa evidente è che la il PDL ha vinto meritatamente, senza giochetti o compagne elettorali piene di baggianate. Ha vinto "programmaticamente".
Io vivo in una regione storicamente di mano al Centro Sinistra, che quest'anno ha visto un trionfo del PDL, ma ancor di più della Lega Nord. E questo è avvenuto non perché gli elettori sono cretini o non hanno capito che "la Sinistra è culturalmente superiore" (questo, secondo i destrorsi, è l'idea scevra di umiltà dei sinistrorsi - ndr. io credo sia un preconcetto infondato), ma perché hanno vinto le proposte del Centro Destra.
In definitiva, hanno vinto gli egoismi di una parte, in contrapposizione agli egoismi di un'altra. Nessuno si salva. Tutti colpevoli; tutti i partiti hanno contribuito a rendere più ignorante il popolo italiano ed a sminuire il valore della politica.
E su questa mia riflessione amareggiata, di come ormai la politica sia una contrapposizione di egoismi, Marco, che sta studiando attentamente il fenomeno in maniera "scientifica" e non "sentimentale" come me, mi ha letto una bellissimo pezzo di una lettera di Nicola Fiorentino, che riporto di seguito in chiusura di questi pensieri, un po' come monito, un po' come auspico.

«Tutto lo studio vostro, tutta la vostra applicazione deve consistere in anteporre il vantaggio della Repubblica al vostro, in insinuare questa massima alla cieca moltitudine, perché non vi è vera Repubblica quando ognuno è avvezzo ad anteporre l'utile proprio a quello dello stato, e perciò a brigar le cariche con ogni mezzo, a fare contratti usurai, furti, falsità, prevaricazioni, calunnie. Sì da voi, amatissimi miei giovani cittadini, da voi solo spero lo stabilimento della nostra Repubblica: attendete solamente a rendervi, e formare virtuosi i vostri; distruggete coraggiosamente quel terribile mostro divoratore delle repubbliche, chiamato Egoismo.»

(Dal discorso di Nicola Fiorentino indirizzato ai giovani cittadini studiosi nei giorni della rivoluzione napoletana del 1799)