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21 giugno 2016

BREXIT o REMAIN? Comunque vada, sarà un insuccesso. L'insuccesso dell'Europa.

Sull'imminente referendum che tiene mercati e politici europei col fiato sospeso, il primo commento che sento di dover fare è che abbiamo perso tutti.
Prima ancora di conoscere il risultato, chiunque abbia a cuore l'Europa come comunità di popoli e di sistemi economici, dovrebbe ammettere che il sogno è finito. L'Europa ha perso.



L'attuale difficoltà di far fronte all'emergenza immigrazione è solo lo specchio di una diffidenza per "l'altro" che è iniziata dentro i confini europei, fra gli stati membri, appena sono sorte le prima difficoltà economiche e il sistema non ha risposto adeguatamente.

Dove ha fallito, quindi, l'Unione Europea?
Su più fronti, a mio avviso. 
Non è riuscita a creare una politica estera comune, non ha generato risparmi di gestione nei bilanci statali, non è stata una soluzione alla crisi economica (anzi, l'ha accentuata negli stati in difficoltà), non è stata capace di creare sinergie funzionali al tessuto imprenditoriale, né, infine, ha generato alcuna solidarietà fra stati nella gestione dell'immigrazione. 
E per gli stati "benestanti" è stata comunque un limite (non compensato da benefici) alla disinvoltura con cui erano soliti approcciarsi allo sfruttamento delle risorse naturali e del mercato finanziario (è il caso della Gran Bretagna, seconda solo alla Germania per egoismo e opportunismo).

Da dove ripartire, quindi?
Dall'egoismo del singolo individuo, che è l'egoismo della classe politica, che è l'egoismo miope degli stati membri. Ci vogliono regole e meccanismi che creino "la convenienza" a rimanere nell'Unione Europea. Viviamo in un'epoca di morte degli ideali ed è in questi momenti che gli idealisti devono creare le condizioni per aggregare in modo non manifesto il consenso attorno ad obiettivi nobili, pur indicando strade "di comodo".
Non credo nell'intelligenza della maggioranza, ma credo nella democrazia.
Per funzionare la democrazia necessità di minoranze illuminate che si facciano carico di indicare la strada. È un tema ampio, di cui prima o poi tratterò in un articolo dedicato, ma per il momento mi limito a spiegare il concetto con un esempio: non dobbiamo spiegare al pescatore gallese perché è giusto rimanere in Europa, gli dobbiamo dire perché gli conviene; ed il motivo per cui glielo diciamo, è perché è giusto.  

Per questo l'Europa deve attrezzarsi con strumenti equi di armonizzazione del sistema economico comunitario, che convengano a tutti, che siano giusti sul piano etico e funzionali sul versante macro e microeconomico.

Liquidità Distribuita, libro di Alessandro Nosei
La Liquidità Distribuita, di cui scrivevo pochi giorni fa, è una risposta concreta a questa necessità. Io credo che un meccanismo come quello previsto nella LD sia realmente "fondativo" di una comunità economica, perché creerebbe, insieme, sinergie economiche e sociali.
L'Europa deve affrettarsi a dotarsi di strumenti di politica monetaria di questo tipo, perché non ha una seconda possibilità.

Mario Draghi, Christine Lagarde e tutti i tecnici a governo dell'economia mondiale dovrebbero ammettere che, con gli strumenti convenzionali finora adottati, non hanno né aumentato il benessere complessivo dell'umanità né creato alcuna equità distributiva. Quindi cosa aspettano ad aprirsi al nuovo?

Un'ultima considerazione: se non lo fanno loro (i potenti, i tecnici, i politici), potremmo essere noi "uomini di buona volontà" a creare dal basso un movimento capace di imporre all'attenzione pubblica il tema delle politiche economiche sistemiche, perché in esse c'è la via di uscita dalle crisi economiche e sociali che il mondo sta subendo ora più che mai.