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15 gennaio 2016

Una storiella di genere... sui generis

In una delle mie tante esperienze di studente ribelle e sinistrorso, mi trovai ad occupare la facoltà di Sociologia a Trento, la cui popolazione era a stragrande maggioranza femminile.
Il primo giorno fui cooptato nel gruppo che doveva scrivere il comunicato stampa per i giornali. 5 donne ed io. Era un cosa che avrebbe richiesto massimo 30 minuti, ma durò diverse ore, perché, ahimè, i collettivi non votano, decidono all'unanimità. E per raggiungere l'unanimità ci volevano innumerevoli discussioni.

L'oggetto del contendere era l'uso del femminile e maschile nel comunicato. Ero finito in un gruppo di femministe sfegatate. Se ad esempio proponevo "Noi studenti, stanchi dei tagli del Governo, rivendichiamo il diritto...", mi facevano una predica sull'uso improprio del genere. Se proponevo "Noi studenti e studentesse, stanchi dei tagli del Governo, rivendichiamo...", criticavano l'ordine di presentazione e la declinazione al maschile dell'aggettivo (che, tra parentesi, è una regola grammaticale).

Insomma, non se ne usciva. In tarda serata, una delle 5, orgogliosamente lesbica, mise in discussione anche il femminile, e propose una soluzione rispettosa di tutti i generi: l'asterisco. Alle undici di sera ero pronto a cedere su tutto, ma non sulla distruzione di un copywriting che fosse un minimo leggibile. Mi alzai sconfitto e me ne andai a dormire nel sacco a pelo.
Il giorno dopo lessi sul quotidiano locale "Noi student*, stanch* dei tagli del Governo, rivendichiamo..." e così via per 1000-1500 battute.
Era il comunicato meno chiaro che avessi mai letto, ma sorrisi tra me e me: almeno l'avevano consegnato in tempo.

La storiella non ha una morale, non è una presa di posizione sulla questione di genere, non significa che io preferisca evitare gli asterischi.
È solo un modo di condividere un pensiero che, oggi come allora, mi torna in mente quando si parla "sui generis": non abbiamo gli strumenti gnoseologici, culturali e perfino linguistici per confrontarci con le sfide che ci pone "la relazione".
Quando, nella storia dell'umanità, non ci si curava di questo aspetto e le forme della relazione tra individui erano dettate dal potere dominante, il problema non si poneva (vedi la regola grammaticale di cui sopra, dove il maschile prevale sul femminile).
Ma oggi è diverso. E dobbiamo avere la capacità di mettere "la difesa della relazione" prima della difesa della nostra opinione.