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11 agosto 2015

Google diventa Alphabet. Ma cosa si nasconde nel cambio di nome?

Ti svegli una mattina e scopri che Google non esiste più. I fondatori e soci di maggioranza, Larry Page e Sergey Brin, hanno deciso di chiamarlo Alphabet. Non si tratta di un semplice cambio di nome, ma di una riorganizzazione aziendale finalizzata a cambiare l'assetto finanziario e societario del Colosso di Mountain View.
Alphabet Inc. sarà quindi una conglomerata che possiederà al 100% le attività dell'attuale Google e che probabilmente diversificherà sempre più il proprio business, continuando ad investire in progetti innovativi, ma tenendoli finanziariamente ben distinti dal core business, che ad oggi è l'unico a generare profitto: la pubblicità sul motore di ricerca. Google, per l'appunto.

Forse la manovra serve principalmente agli azionisti, per avere una visione più chiara di quali progetti di ricerca, fra i mille intrapresi, possono diventare società distinte, magari da quotare in borsa separatamente, pur se partecipate in quota maggioritaria da Alphabet.
O forse nasconde un intento più ambizioso... Insomma, ci avviamo verso quel futuro, ipotizzato in tanti libri e film di fantascienza, in cui c'è una Super Holding che possiede qualsiasi attività produttiva del mondo.

Ma non è su questo che mi voglio soffermare, sono in vena di riflessioni più contingenti, più legate al mio lavoro di consulente in ambito Web e SEO.



La domanda che mi pongo ogni volta che leggo una notizia o un rumor su Google, da oltre 10 anni, è: cosa cambia nelle SERP? cosa posso imparare da questa vicenda? c'è qualche deduzione che posso fare per scoprire un trend o per confermare un'ipotesi di reverse engineering?

In questo caso, a prima vista, sembrerebbe non esserci alcun collegamento fra il re-naming e l'algoritmo del motore di ricerca. Ma non me la sento di liquidare sbrigativamente la faccenda; ho già ampiamente scritto sull'importanza del dare i nomi alle cose e, manco a farlo apposta, era proprio in occasione di un naming annunciato da Google ("Perché Android 4.4 KitKat è uno Scherzo Infinito. E perché i nomi sono una cosa seria.").

Proprio per questa ragione una riflessione la farei sul significato del nome ALPHABET.
Larry Page ha scritto, nella comunicazione di lancio della nuova società (che potete leggere sul significativo link abc.xyz ): «Ci è piaciuto il nome "Alfabeto", perché indica una raccolta di lettere che rappresentano il linguaggio, una delle innovazioni più importanti dell'umanità, ed è il cuore dell'indicizzazione di Google!».


Questo accenno al linguaggio come "innovazione dell'umanità" lo ritengo significativo. Passare dalle lettere alle parole e da queste al linguaggio, significa fare un salto enorme, significa passare dal segno alla rappresentazione, dalle parole al significato delle stesse. Ecco, questo è il trend che credo il motore di ricerca prenderà: sempre più semantico, sempre meno ancorato alle parole chiave.

Il linguaggio umano è un codice complesso di rappresentazione della realtà. È addirittura alla base del modo in cui pensiamo (cit. Wilhelm von Humboldt).
Pensare al linguaggio significa andare oltre la parola. Io credo che il nome Alphabet, in ultima analisi, indichi il rafforzamento di un cambiamento già in atto sul primo motore di ricerca del mondo: un algoritmo capace di lavorare sul significato delle parole, magari collegato ad una forma di Intelligenza Artificiale, in grado di dare risposte dirette alle domande che milioni di utenti ogni giorno pongono online.

Credo sia utile aggiungere, a supporto di questa intuizione, che Google-Alphabet è l'unica azienda al mondo che potrebbe davvero creare un'Intelligenza Artificiale (idea base del bel film Ex Machina del geniale Alex Garland). E lo può fare non perché possiede DeepMind (azienda britannica che si occupa di AI, acquistata nel 2014 per oltre 400 milioni di dollari), ma perché sa "come" pensano miliardi di uomini e donne. Perché sa come parlano.