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28 dicembre 2013

Il cambiamento, l'immobilismo e la via del giusto mezzo

Sono quasi due mesi che non scrivo sul blog. Ed il motivo è presto detto: avevo approntato un restyling del sito e volevo terminarlo prima di riprendere a scrivere.
Ma di impegno in impegno, di urgenza in urgenza, il tempo è volato e il restyling non l'ho mai ultimato.


Il grosso è fatto, ora si possono raggiungere vecchi articoli più facilmente, si può navigare fra argomenti e per immagini, c'è un link diretto nel footer a (quasi) tutti i miei profili sui social network, un link alla pagina Facebook del WWT che un giorno o l'altro mi deciderò a curare, ci sono nel menù principale i collegamenti ad altri progetti web... eppure il restyling non è completo.

Ogni volta che si decide di cambiare, si rischia di rimanere vittime del proprio desiderio di perfezione. Perfezione che ovviamente non esiste, non può esistere. Eppure si attende ad oltranza, quasi che la mera scelta di innovare abbia esaurito ogni energia da destinare alla "implementazione del cambiamento".

Ecco una conseguenza delle spinte al cambiamento: l'immobilismo. Si trova il coraggio sufficiente per lasciare il lavoro, cambiare città, ma poi ci si arresta sull'uscio, pensando che la strada che si è appena scelto di intraprendere sia troppo lunga, troppo perigliosa ed in definitiva troppo pesante per le proprie gambe.

Quindi attendevo, prima di scrivere un nuovo post; volevo che il restyling fosse ultimato o, semplicemente, temporeggiavo.
Poi mi è caduto lo sguardo su un vecchio libro che avevo letto anni fa, sul pensiero di Confucio e la Via del Giusto Mezzo.
Ed ho avuto la più semplice e sconcertante delle rivelazioni: una volta che decidi di metterti in cammino, accontentati di camminare. L'ansia dell'arrivo fa più lontana la meta e toglie piacere al viaggio.