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24 settembre 2013

Google, don't be evil... togli il Not Provided e ridacci la Long Tail

Quando nel 2011 dirigevo il reparto di Web Marketing di Archimede, mi trovai ad affrontare il temutissimo "Not Provided" che iniziava a spuntare nei report sul traffico dei siti web per i quali curavamo il posizionamento. Il fino ad allora utilissimo Google Analytics ci forniva dettagliate informazioni su quali chiavi di ricerca usavano gli utenti per accedere ai siti dei nostri clienti ed era quindi un tool fondamentale per l'analisi della Long Tail dei siti, sulla quale basavamo gran parte della strategia SEO.

Purtroppo tale importante insight, a fine 2011, venne a mancare per tutti gli utenti che usavano i servizi di Google. Il colosso di Mountain View dichiarò che intendeva proteggere la privacy degli utenti loggati in uno dei sui servizi (da Gmail a YouTube, passando poi per Google Plus).
Ma io nutrivo dei forti dubbi in merito.
In una sessione di formazione con i colleghi anticipai che Google avrebbe nascosto dietro il "Not Provided" tutte le informazioni legate alle query di ricerca inserite nel proprio motore di ricerca.
Cosa che da ieri è realtà.
E già due anni fa ne intuivo il motivo: fare soldi, ancora di più.
Già, perché se si usa AdWords, il tool di Search Engine Marketing di Google (sempre più costoso negli ultimi anni), le KeyWord di accesso al sito si posso vedere.
Se si integra la visualizzazione dei dati di AdWords in Google Analytics, è praticamente tutto come prima, perché si hanno parole chiave di accesso e dati di traffico (contenuti visualizzati, tempo di permanenza, conversioni e flussi di navigazione). E quindi ogni SEO specialist che voglia analizzare le KeyWord di accesso al sito, da oggi in poi, dovrà necessariamente attivare una campagna AdWords. Oppure usare altre contromisure (io già da 2 anni ne ho messe in piedi alcune) per recuperare le informazioni legate alla Coda Lunga, che conserva un ruolo centrale nelle strategie di posizionamento.

Non che fare soldi sia illegittimo, ma è assurdo che le dichiarazioni dei manager di Google parlino solo di tutela della privacy (mai realmente stata a rischio, anche senza protocollo https).
C'è poca trasparenza in questo modo di agire.

Non avrei mai pensato che, proprio io, estimatore di Big G da sempre, mi trovassi, in meno di un mese, a scrivere due post di critica alle politiche di Google. Ma tant'è.
Forse Google ha dimenticato quel motto che l'ha reso tanto grande e tanto amato dagli utenti: DON'T BE EVIL.