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31 dicembre 2012

Buona Fine e buon Inizio

Mai come quest'anno, augurare "buona "Fine", su questo blog, assume un'accezione tutta sua.
I 31 capitoli di End of the World Economy ci hanno portato a fare riflessioni ardite, grazie all'incombenza di un'ipotetica fine apocalittica, che è stata di sprone per la ricerca autentica dei fondamenti della propria umanità.

A chi li ha trovati, auguro buon Inizio. A chi li sta ancora cercando, buona Fine.

21 dicembre 2012

Cosa abbiamo imparato dalla Fine del Mondo (End of the World Economy - Cap. 31)

[Segue da Cap. 30]
Questo post è programmato per uscire alla mezzanotte ora italiana del 21 dicembre 2012.
Se il mondo esisterà ancora e se il server che ospita il blog avrà ancora corrente, ci saranno persone a leggerlo. E, questa volta, ci possiamo permettere un'emoticon:-)

Di bilanci ne abbiamo fatti già abbastanza negli ultimi post (Cap 29 e Cap. 30), e credo che ormai sia chiaro quello che questo strano "Manuale di Economia della Fine del Mondo" ha cercato di fare nel corso dell'ultimo mese:  proporre una ironica e provocatoria riflessione, condivisa sul Web perché fosse un processo collettivo e non individuale, sullo stato del nostro Pianeta, sul nostro errato concetto di sviluppo e di crescita economica, sulla sempre più bassa qualità delle relazioni umane che instauriamo oggigiorno.

La data del 21 dicembre, che forse più delle altre (vedi Cap. 27) è stata riconosciuta a livello globale come "significativa" (grazie soprattutto all'attuale progresso nelle telecomunicazioni, senza precedenti nella storia del genere umano), è stata occasione per sollevare temi sui quali da tempo volevo riflettere.


Meditare sulla "Fine" ci rende più saggi, quindi sì, potrebbe davvero essere l'inizio di un bel cambiamento per l'umanità. D'altronde Apocalisse significa Rivelazione...

Vediamo quindi, a grandi linee, quello che abbiamo imparato pensando alla Fine del Mondo.
[NdR: Siccome sappiamo che le emozioni sono importanti (Cap. 24), per fissare i concetti del seguente elenco potete aiutarvi con un opportuno sottofondo musicale (a questo link c'è una playlist che potrebbe fare al caso)]

Un encomio pubblico ai Maya, perché grazie a loro abbiamo capito...
  1. Che la specie umana si avvia verso l'estinzione, ed solo questione di tempo. Il declino economico che stiamo vivendo è, insieme, specchio e causa di questa fine prematura. 
  2. Che sia la natura sia l'uomo hanno creato mille fini possibili: a ciascuno la sua, secondo gusti, paure o fobie personali; l'importante è tenerla presente, la Fine.
  3. Che per capire ad un livello profondo è importante immaginare ed immedesimarsi, solo così accediamo alla parte più "umana" che supera la ragione e apre le porte alla consapevolezza.
  4. Che il marketing non è una brutta cosa, perché si basa su come funziona l'uomo...
  5. ... ma l'uomo può essere una brutta cosa.
  6. Che ci sono uomini e investitori che scelgono già, quotidianamente, di essere pessimi, e con il loro agire rendono più vicina che mai la Fine del Mondo.
  7. Che l'uomo è un animale sociale e per nulla al mondo deve rinunciare a questa sua caratteristica, quale che sia la minaccia alla sua sopravvivenza.
  8. Che "Caelum, non animum mutant qui trans mare currunt" (I naviganti cambiano il cielo che di volta in volta li sovrasta, non il proprio stato d'animo - Cit. Orazio)
  9. Che la Verità, su noi stessi e sul Mondo, richiede un salto intuitivo per essere "esperita".
  10. Che le ragioni di una crisi economica non sono mai solo un fatto tecnico, ma un più ampio problema etico e morale.
  11. Che gli scambi di valore che oggi muovono il mondo si basano sulla fiducia tra le persone e delle persone nelle organizzazioni di persone; minare questa fiducia è un attacco non solo alle relazioni economiche, ma alla società civile nella sua meravigliosa complessità.
  12. Che il "dio denaro" regna in qualsiasi contesto e tempo storico.
  13. Che i titoli derivati sono brutti tanto quanto le dipendenze.
  14. Che l'acqua è un bene prezioso, non sprechiamola e non inquiniamola; così come il cibo, che spesso l'uomo occidentale dà per scontato.
  15. Che se davvero vogliamo evolvere ad un gradino più alto rispetto a quello nel quale ci troviamo all'alba del terzo millennio, dobbiamo diventare completamente e assolutamente pacifisti e vegetariani.
  16. Che l'energia è importantissima e le fonti di energia che usiamo abitualmente limitate.
  17. Che viaggiare è stupendo e non dobbiamo aspettare la Fine del Mondo per metterci in viaggio.
  18. Che un buon libro si rivela sempre un ottimo compagno, in tutte le situazioni. E leggere allunga la vita, davvero.
  19. Che la Vita è un dono stupendo e pensare al suicidio, quali che siano le condizioni esterne, è davvero un peccato mortale.
  20. Che la speranza è fondamentale e dobbiamo imparare a "coltivarla" sempre, a prescindere dall'incombenza o meno di una Fine del Mondo.
  21. Che la forza del cambiamento globale risiede nella "comunione di spirito" fra tutti gli uomini.
  22. Che gli uomini insieme creano ricchezza, se si dividono, invece, solo povertà.
  23. Che non bisogna disprezzare quello che la saggezza millenaria di chi ci ha preceduto ci ha tramandato; che si tratti di favole di Esopo, koan, riti o religioni.
  24. Che le emozioni sono importanti, perché ci rendono "umani", perché ci fanno andare oltre la mera soddisfazione dei nostri istinti e bisogni.
  25. Che il tempo è un bene prezioso e vivere con lentezza ci permette di apprezzare ogni instante, mentre correre ce li fa bruciare tutti.
  26. Che la giusta dimensione del tempo è anche la cura contro la speculazione e gran parte delle ingiustizie della finanza moderna.
  27. Che la Fine del Mondo è ogni giorno, e che val la pena vivere ogni giorno come fosse l'ultimo.
  28. Che la finestra di permanenza dell'uomo sulla Terra è limitata e di questo sua "finitezza" egli deve prendere consapevolezza.
  29. Che per cambiare davvero bisogna avere il coraggio di fare quello che si desidera, ora o mai più. Ed essere pronti ad andarsene, in punta di piedi, se quel "mai più" dovesse essere oggi.
  30. Che rivedendo il film della nostra vita saremo orgogliosi e felici per aver fatto alcune cose, ma meno di averne fatte o causate altre. E che per essere sereni di fronte alla morte devono prevalere le prime.
  31. Che forse non abbiamo imparato niente, ma almeno ci abbiamo provato.

In conclusione, grazie a tutti quelli che mi hanno ispirato e stimolato, di giorno in giorno, nella scrittura dei vari capitoli. Senza di voi questo Manuale sarebbe stato un retorico esercizio di eristica; quando invece voleva essere un processo collettivo ed ermeneutico di comprensione. Spero lo sia stato per i lettori tanto quanto lo è stato per me.

Quale che sia il tempo meteorologico, buon 21 dicembre a tutti!
[THE END]

20 dicembre 2012

La storia del mondo in 2 minuti (End of the World Economy - Cap. 30)

[Segue da Cap. 29]
Dicono che quando muori ti passa davanti agli occhi, come in un film, l'intera vita.
E se a morire è il Mondo?

Abbiamo detto che non serve scappare (Cap. 8), ma che è meglio abbracciare l'esperienza diretta della Verità (Cap. 9); abbiamo detto che il 21 dicembre 2012 è la più grande occasione di generare il cambiamento che ci sia mai capitata (Cap. 29), perché riflettere sulla Fine ci rende saggi (Cap. 27); abbiamo detto che le emozioni sono importanti (Cap. 24), perché attraverso esse riusciamo ad innescare dentro di noi un processo catartico, che passa attraverso l'immaginazione e l'immedesimazione (Cap. 3).

Ecco quindi che, alla vigilia della Fine, ha senso fare un ultimo sforzo di immedesimazione, astrazione e riflessione.
... Dalla storia del Mondo in un anno, alla storia del Mondo in due minuti:




Dicono che quando muori ti passa davanti agli occhi, come in un film, l'intera vita.
Deve essere bello. Ci sono troppi bei momenti che mi sono perso, perché preso in cose di poco conto...
[Continua ?]

19 dicembre 2012

Confessioni di un Millenarista pentito (End of the World Economy - Cap. 29)

[Segue da Cap. 28]

È tempo di bilanci. Ormai manca davvero poco alla Fine del Mondo, e quei pochi consigli di "sopravvivenza economica" che potevo darvi ve li ho dati. Questi ultimi post forse è meglio dedicarli allo scopo più importante di questo strampalato manuale, sebbene volutamente celato e intriso di ironia: fare una meditazione, condivisa, sulla Terra e i suoi inquilini (parafrasando il titolo di un illuminante libro di Carl Sagan). Perché pensare alla Fine, ci rende saggi (vedi Cap. 27).

Ed è pensando alla fine di questi post che mi sono reso conto di non essere, in realtà, pronto. Ho vissuto questo countdown (vedi Cap. 1) come si vive l'attesa per un evento qualsiasi, concentrato a fare "i preparativi", ma non totalmente disposto a mettermi in discussione ad un livello profondo.

Riflettevo e meditavo sulla Fine mentre scrivevo i capitoli di questo End of the World Economy, ma subito dopo ripiombavo nella quotidianità, con i soliti ritmi, le solite contraddizioni. È come se, nell'ultimo mese, mi fossi ritagliato una finestra di tempo da dedicare ad una preparazione che in realtà non poteva mai compiersi del tutto, perché, spento il computer, non davo modo alle riflessioni fatte di modificare la mia vita. Uno stato di cambiamento latente, ma mai effettivo.

Sono un "millenarista" pentito, quindi, ma non per aver creduto possibile (se non addirittura auspicato) una Fine del Mondo. Solo perché non sono stato in grado cogliere fino in fondo le opportunità che questa Fine portava con sé. 

Leggendo quello che gli internauti si chiedono sul Web in questi giorni, ho capito che la domanda più semplice nasconde il koan (vedi Cap. 9 e Cap. 10) più potente:

Se venerdì 21 dicembre 2012 fosse davvero il giorno della Fine del Mondo, cosa vorreste fare?

Ecco, ponetevi questa domanda, fate questo esercizio. Ma fatelo davvero, con convinzione (ricordate l'importanza dell'immaginazione e immedesimazione richiesta in questo percorso).
Anzi, per aiutarvi, riformulo la domanda: se venerdì doveste morire, cosa vorreste fare prima?
Perché è questo il punto! La parola Fine, anche se con la "F" maiuscola, addolcisce troppo il concetto. Il tema è la Morte, la grande paura che ci affanniamo a schivare, ma che è lì, ci aspetta, non ha fretta.
Potrebbe non essere il prossimo 21 dicembre, ma sappiamo, con certezza, che prima o poi verrà quel momento. Perché non essere pronti, allora?

Rileggendo i capitoli di questo insolito manuale spero troverete qualche spunto per essere pronti. Perché è in quella serenità lo scopo dell'esistenza. Io non ce l'ho, non so di cosa parlo, ma anche se l'avessi, non potrei comunicarvela, non è qualcosa che si insegna. È qualcosa che si conquista.
L'eternità per alcuni è una bugia, per altri una certezza, per altri ancora una fumosa promessa, per pochi una conquista dell'attimo presente. Ecco vivete per quell'attimo.

Vi racconto un aneddoto. Anzi, no, è un fatto. Un fatto vero.
Una persona a me cara, tempo fa, mi inviò per e-mail un file con preghiera di aprirlo solo se fosse morto. Stava andando a fare, per la prima volta, un lancio col paracadute e, nella remota eventualità che qualcosa fosse andato storto, voleva che le cose in sospeso fossero sistemate. Fortunatamente andò tutto bene, ciononostante gli chiesi di poter leggere il file; non si trattava di mera curiosità, volevo davvero pormi nell'ottica di chi sta per chiudere i conti con la propria esistenza terrena.
Il documento conteneva poche e semplici disposizioni, con qualche parola di commiato. Ma la serenità e la profondità che trasparivano da quelle righe erano qualcosa di indescrivibile, di bello e puro, di autentico. È stato per me oggetto di riflessione per mesi e ancora adesso, quando il mio cruccio quotidiano sono le azioni che salgono o scendono, mi capita di fermarmi e rileggere quel file: ritrovo una dimensione più umana e meno effimera dell'esistenza.

Ecco, un ultimo esercizio prima della Fine del Mondo: scrivete le vostre ultime disposizioni, come se davvero il 21 dicembre fosse il vostro ultimo giorno sulla Terra, e datele ad un amico, affinché sia vostro esecutore testamentario. Non sprecate questo ultimo gesto, prendetevi tutto il tempo che vi occorre, aprite quella bottiglia che conservavate per chissà quale occasione, ascoltate la musica che vi emoziona di più (perché le emozioni sono importanti!), scrivetele con la china verde (NdR: omaggio a Gandalf) su carta pergamena e chiudetele con la ceralacca rossa. E date libertà all'amico, se tutto andrà bene, di leggere comunque le vostre righe; sarà così una riflessione condivisa dal potenziale "virale", come piace a noi markettari.

Scena dal film "Codice Genesi", riportato nella Filmografia Essenziale sulla Fine del Mondo (vedi Cap. 3)
La strada da fare è tanta e il tempo a disposizione poco. Ma non è mai troppo tardi per mettersi in cammino.
[Continua ...]

18 dicembre 2012

La storia del mondo in un anno (End of the World Economy - Cap. 28)

[Segue da Cap. 27]
Nell'ultimo Capitolo abbiamo visto che le tante date pronosticate in passato per la Fine del Mondo, si sono rivelate sbagliate, e ciò ci induce a pensare, ragionevolmente, che anche la data del 21 dicembre 2012 passerà senza danni rilevanti (a parte qualche scontato fenomeno di psicosi di massa).

Ma, prima o poi, finiremo. Ed è importante averne consapevolezza. Siamo così concentrati su noi stessi, da perdere completamente la visione del tempo, della storia del mondo.

Forse per questo non ci preoccupiamo del picco del petrolio, del riscaldamento globale, dell'allargamento del buco nell'ozono: viviamo in un delirio di onnipotenza che non contempla né la nostra fine, né tanto meno quella del pianeta che ci ospita (vedi Picco del Petrolio e Città di Transizione).

Per ridimensionare la nostra visione antropocentrica, può essere utile dare un'occhiata ad un Calendario Geologico
Il seguente calendario rapporta la storia della Terra ad un anno, dalla sua formazione ad oggi. È utile guardare i "tempi" di ogni evento, così da capire realmente il peso dell'uomo nella storia del Pianeta. L'anno, infatti, è una dimensione del tempo che riusciamo a comprendere abbastanza bene, mentre quando si parla di migliaia, milioni e addirittura miliardi di anni, la nostra mente fatica ad aver presenti le debite proporzioni.

DataOraEventoAnni fa (al 2012)Calendario Giuliano
1 gennaio0.00.00Formazione della Terra4.550.000.000
28 marzo
I Fossili più antichi3.500.000.000
23 giugno
Si forma lo Schermo di Ozono2.400.000.000
9 luglio
Si forma l'Ossigeno nell'Atmosfera2.200.000.000
18 agosto
Prima Atmosfera "respirabile"1.700.000.000
15 novembre
Primo scheletro fossile (prime forme di vita)540.000.000
29 novembre
Prime Piante e Animali400.000.000
13 dicembre
Comparsa dei Dinosauri230.000.000
26 dicembre
Comparsa dei primi Mammiferi66.500.000
27 dicembre
Estinzione dei Dinosauri65.000.000
28 dicembre
Inizio dei movimenti della Crosta Terrestre33.000.000
31 dicembre5.45.49Comparsa del primo ominide: Lucy3.800.000
31 dicembre23.56.15Comparsa della nostra specie: l’Homo Sapiens35.000
31 dicembre23.57.43Inizio dell’ Era Glaciale20.000
31 dicembre23.58.42È il 10.500 a.C., la fine dell'era glaciale.12.500
31 dicembre23.59.18Da questo punto si numerano gli anni come “a.C.”6.7254713 a.C.
31 dicembre23.59.26Inizio della Civilizzazione (e 1ª Dinastia dei Faraoni)4.9872975 a.C.
31 dicembre23.59.55Dante sta scrivendo la "Divina Commedia"7121300
31 dicembre23.59.59… e 75 centesimi di secondo. Assassinio di Kennedy491963

L'intera vita di un uomo o una donna, se gli va bene, dura circa mezzo secondo.
Se vuoi fare un gesto "sovversivo", scarica e diffondi il Calendario Geologico, la Terra te ne sarà grata.
[Continua ...]

17 dicembre 2012

Tutte le date della Fine del Mondo (End of the World Economy - Cap. 27)

[Segue da Cap. 26]

Nel capitolo precedente abbiamo visto come il Tempo, al tempo della Fine del Mondo, acquisirà un valore relativo, rendendo inutile l'affannarsi a prevedere, in tempo, trend di mercato o sviluppi economici in grado di influenzare le quotazione di titoli azionari (sempre se esisteranno ancora).

Ma il Tempo riveste anche altri ruoli nella nostra riflessione sulla Fine del Mondo.
In particolare le "date di scadenza", ci pongono nell'ottica di ritenere possibile la Fine, nostra e del Pianeta, cosa che di solito tendiamo ad escludere a livello inconscio (per istinto di sopravvivenza!).


Ecco quindi che ogni possibile data della Fine del Mondo, ripresenta il problema e, per qualche tempo, impone all'attenzione dei più il fatto che non siamo eterni e che prima o poi dobbiamo morire.
E questo è un bene, perché, come ho già avuto modo di scrivere, pensare alla Fine ci rende saggi!

Ecco un elenco delle tante date di Fine del Mondo, che nel corso dei secoli sono state annunciate, quali  frutto dell'interpretazione di testi sacri, visioni di indovini, calcoli di astrologi e astronomi.


Vi avrei anche evitato questa lista, che toglie "gravità" e in qualche modo sminuisce la data di fine del nostro countdown, ma, visto che alcuni amici mi hanno chiesto da dove provenissero gli anni riportati nel Capitolo 23, ho pensato che per completezza dell'informazione andava riportato questo elenco di date, passate e future, in concomitanza delle quali è stata prevista la Fine del Mondo.


ELENCO DELLE PRINCIPALI DATE INDICATE COME POSSIBILI "FINI DEL MONDO"

  • 992 - Secondo Bernardo di Turingia.
  • 999 - Il 31 dicembre 999 è la data della fine del mondo secondo i vangeli apocrifi ("mille anni dopo la nascita di Cristo").
  • 1186 - Nel settembre del 1186, secondo l'astrologo Giovanni di Toledo, che aveva calcolato un allineamento dei pianeti per quel periodo.
  • 1524 - Il 20 febbraio 1524 doveva essere un anno colmo di disastri, diluvi e catastrofi culminanti nella fine del mondo, secondo gli astronomi Johann Stàffler e Jakob Pflaumen.
  • 1532 - Secondo il vescovo viennese Frederick Nausea.
  • 1533 - Il 3 ottobre 1533 era la data calcolata dal matematico tedesco Stifelius. Sempre nel 1533 un enorme incendio avrebbe distrutto la Terra ma, secondo l'anabattista Melchiorre Hoffmann, la città di Strasburgo si sarebbe salvata.
  • 1537 - Secondo l'astrologo Pierre Turrel (che predisse la fine del mondo anche per il 1544, il 1801 e il 1814).
  • 1584 - Secondo l'astrologo Cipriano Leowitz.
  • 1588 - Secondo il saggio Regiomontanus (pseudonimo di Johannes Müller, un matematico, astronomo e astrologo tedesco).
  • 1648 - Secondo il rabbino Sabbati Zevi, di Smirne.
  • 1654 - Secondo il medico alsaziano Helisaeus Roeslin.
  • 1665 - Secondo il quacchero Solomon Eccles.
  • 1704 - Secondo il cardinale Nicholas de Cusa.
  • 1719 - Il 19 maggio 1719 secondo il matematico Jacques Bernoulli (NdR per i colleghi "aerospaziali": No, non è Daniel Bernoulli, quello dell'Equazione di Bernoulli!).
  • 1732 - Secondo alcune interpretazioni degli scritti di Nostradamus.
  • 1757 - Secondo il mistico di Svezia Emanuel Swedenborg.
  • 1774 - Secondo Joanna Southcott, leader di una setta religiosa inglese.
  • 1761 - Il 5 aprile 1761, secondo il fanatico religioso William Bell.
  • 1820 - Il 14 ottobre 1820, secondo il profeta John Turner, nuovo leader della setta di Joanna Southcott (quella che aveva previsto il 1774).
  • 1836 - Secondo complessi calcoli basati sul Libro dell'Apocalisse, John Wesley (il fondatore del metodismo) giunse alla conclusione che la "data di scadenza" del mondo avrebbe dovuto essere il 18 giugno 1836.
  • 1844 - Il 22 ottobre 1844, secondo il predicatore battista William Miller, sempre basandosi sul libro del profeta Daniele.
  • 1881 - Stando ai calcoli di alcuni studiosi delle misure geometriche delle piramidi; la data dell'apocalisse fu in seguito ridefinita per il 1936 e, successivamente, per il 1953.
  • 1914 - Secondi i testimoni di Geova era questo l’anno fissato per la fine dei tempi.
  • 1918 - Dopo il 1914 la data viene fissata per il 1918 e poi…
  • 1925 - …per il 1925, ma ancora non accade nulla.
  • 1947 - Secondo John Ballou Newbrough, uno dei tanti profeti d'America.
  • 1967 - Secondo Sun Myung Moon, capo della Chiesa dell'Unificazione
  • 1975 - Secondo i Testimoni di Geova e Herbert W. Armstrong, capo della Chiesa Universale di Dio.
  • 1977 - Secondo John Wroe, successore di John Turner alla guida della setta di Joanna Southcott, che fece la sua previsione nel 1823.
  • 1980 - Secondo un antico presagio astrologico arabo. E secondo l'astrologa Jeane Dixon la fine del mondo sarebbe arrivata in seguito all'impatto di un'enorme cometa, durante gli anni '80.
  • 1999 - Secondo alcune interpretazioni delle profezie di Nostradamus.
  • 2000 - Per molti l'anno del Millennium Bug, ossia una falla che se non prontamente sistemata avrebbe portato la tecnologia agli inizi del 1900, poteva essere la fine del mondo come noi lo conosciamo.
  • 2012 - Il 21 dicembre 2012 è la data "principe" dell'elenco. Tra i vari popoli che citano questa data il più famoso è senza dubbio il popolo Maya, che calcolò per questo giorno la fine di un'era e l'inizio di un'altra (e secondo alcuni questi passaggi di ere sono sempre accompagnati da immani catastrofi ambientali).
  • 2036 - Il 13 aprile 2036, giorno di Pasqua per l’esattezza, l’asteroide 99942 Apophis potrebbe cadere sulla Terra.
  • 2038 - Questa data vien fuori sia da alcune profezie di Nostradamus, sia dalla previsione di un bug nel calcolo delle date che potrebbe causare problemi in moltissimi software basati sullo standard POSIX.
  • 2060 - Secondo gli studi di Isaac Newton (NdR per i colleghi "aerospaziali": Sì, è quell'Isaac Newton!).
  • 2240 - Il nostro 2240 corrisponde all'anno 6000 del calendario ebraico e, nella visione giudaica, dopo questo anno verrà il settimo millennio che sarà un'era di santità, tranquillità, vita spirituale e pace universale. Tale era è denominata dagli ebrei Olam Haba ("Mondo Futuro"), nella quale tutte le persone avranno una conoscenza diretta di Dio.
  • 3797 - "Data di scadenza" frutto di un'altra delle possibili interpretazioni degli scritti di Nostradamus.
Decisamente troppe date, per un solo pianeta.
Ma, sapete com'è, "a spararle grosse, prima o poi ci si prende".
[Continua ...]

16 dicembre 2012

Il MARKET TIMING al tempo della Fine del Mondo (End of the World Economy - Cap. 26)

[Segue da Cap. 25]
Tornando al nostro Manuale di Economia della Fine del Mondo, parliamo di Market Timing.

Per Market Timing si intende, in Analisi Tecnica (vedi Cap. 21), la scelta del momento più opportuno per prendere posizione sui mercati finanziari. Che si tratti di operazioni di acquisto o di vendita, uno degli scopi dell’Analisi Tecnica è proprio quello di indicare il momento corretto per effettuare tali operazioni.
Il Market Timing ha un peso notevole nel breve termine, mentre nel lungo conta maggiormente la strategia di asset allocation (scelta della ripartizione ottimale degli investimenti in asset class e valute) e di stock piking (scelta degli specifici titoli su cui posizionarsi).

A questo punto del Manuale, è facile "collegare i punti" e arrivare alle conclusioni più probabili per il nostro scenario post-catastrofico. Abbiamo visto, nel Capitolo 25 (Elogio della Lentezza), che al tempo della Fine del Mondo, l'umanità, per scelta o per forza, tornerà a ritmi più lenti. Quindi il Market Timing perderà decisamente di importanza.
Semmai sopravviverà un mercato azionario, le oscillazioni di breve e brevissimo periodo saranno inesistenti, la speculazione sarà difficile e il Market Timing completamente inutile.
[Continua ...]

15 dicembre 2012

Elogio della lentezza (End of the World Economy - Cap. 25)

Marica sotto la neve[Segue da Cap. 24]
Ieri è caduta sulla città, copiosa, la neve.
Trento si è svegliata sotto un manto bianco che è diventato sempre più spesso nel corso della giornata.

La conseguenza immediata è stata che, per andare a prendere Marica all'asilo nido, ci ho messo il triplo del tempo che impiego abitualmente.
Tutte le strade, nonostante l'efficienza trentina dei servizi di pulizia, erano coperte di neve; le macchine andavano pianissimo per evitare di perdere aderenza e il contesto urbano appariva estremamente silenzioso e lento. In tutta onestà, l'ho trovato molto piacevole.

Ecco, pensavo, mentre andavo a 5 km all'ora in macchina, basta un banale evento naturale per farci fermare, o, almeno, rallentare.
E grazie alla lentezza scoprire cose cui prima non riuscivamo a prestare attenzione, come un particolare scorcio di paesaggio, o la poesia del silenzio. Emozioni (importanti davvero per la nostra sopravvivenza, vedi Cap. 24) che solo una nevicata può farci provare.
Di solito, invece, siamo presi nel vortice dei nostri ritmi e l'unica possibilità che vediamo per "sopravvivere" è correre, correre, correre.

Orto innevato
A bene pensarci, quindi, se uno qualsiasi degli eventi catastrofici di cui abbiamo parlato dovesse avvenire, e riuscisse a riportare l'uomo a ritmi più sostenibili, forse non sarebbe un problema così insormontabile.

Certo, se una tempesta solare distruggesse tutti i nostri dispositivi elettronici, non potremmo usare il cellulare, il lettore Mp3, la televisione, il computer... Ma sarebbe davvero così catastrofico??
È davvero così terribile incontrare di persona un amico, ascoltare un concerto dal vivo, assistere ad una rappresentazione teatrale, o riprendere a sfogliare una libro?
Se in una giornata fossimo costretti a fare un terzo delle cose che facciamo adesso, perché il contesto post-catastrofico ci imporrebbe ritmi molto più lenti, sarebbe una perdita o un guadagno?

La Fine del Mondo ci impone una riflessione...
[Continua ...]

14 dicembre 2012

Le emozioni di domani (End of the World Economy - Cap. 24)

[Segue da Cap. 23]
Tutto cambia, al tempo della Fine del Mondo. L'abbiamo visto nei capitoli precedenti, cambia il denaro, le abitudini alimentari, cambia il modo di pensare a se stessi e agli altri, cambiano le prospettive di vita.
Ma c'è una cosa che non cambierà mai, ed il modo in cui ci emozioniamo.
Le emozioni hanno a che fare con il modo in cui funzioniamo, con la nostra umanità.
Probabilmente non sarebbero sufficienti 1000 catastrofi per "riprogrammarci".

Marica alle prese con il suo
primo dolce natalizio.

Ci emozionano i giochi di un bambino, le musiche, i paesaggi. Non possiamo farne a meno.
Per questo un discorso "emozionante" (come quello riportato nel Cap. 20) è in grado di motivarci e in qualche modo renderci migliori.
Per questo prendere parte ad un rito, come la celebrazione del Natale, quale che sia il significato che gli attribuiamo, ci rende migliori (vedi Cap. 23).

Ecco perché voglio dedicare questo post alle emozioni di oggi, che saranno anche quelle di domani.
E l'appropinquarsi del Natale è l'occasione per "celebrare" le emozioni con un tema comune...


Aspettando il Natale


Cosa vuoi per Natale?


Notte di Natale


Sorprese di Natale...


... Perché la catastrofe è sempre dietro l'angolo!
[Continua ...]

13 dicembre 2012

Religioni, riti e ritorni di fiamma (End of the World Economy - Cap. 23)

[Segue da Cap. 22]
Abbiamo capito che per il nostro Manuale di Economia della Fine del Mondo prevedere il comportamento umano è importante (vedi la Finanza Comportamentale al Cap. 21).
Oggi cercheremo di capire quale comportamento avrà l'uomo, in vista della Fine del Mondo, rispetto alla religioni e al trascendente in generale.

Nel Capitolo 20 abbiamo visto come le religioni possano essere una fonte di speranza per gli uomini, non solo prima della Fine del Mondo, ma anche dopo. La stessa paura della morte, nel credente, è notevolmente ridimensionata e i modi di agire, di relazionarsi al prossimo, sono "più umani" (meno "da lupi", per chi ha letto il Capitolo 5).
Il pensiero del trascendente, d'altronde, permette all'uomo di elevarsi dal rango di animale e lo pone su un livello evolutivo più alto. Purché il credere non sia un fatto semplicistico e meccanico, l'atto meditavo, condito da riti e rituali che ne facilitano l'esplicarsi, consente all'uomo di avere prospettive più ampie dei semplici bisogni e istinti (vedi la Piramide di Maslow, Cap. 4).

I riti, in particolare, hanno un effetto tranquillizzante sull'essere umano, gli danno certezze, fanno presa su archetipi che hanno radici profonde. Ogni giorno, ad esempio, in ogni parte del mondo, da millenni, si ripete, nelle celebrazioni cristiane, il rito dell'Ultima Cena di Gesù; e milioni di fedeli vi trovano conforto e pace.
Da secoli, poi, ogni anno si celebra il Natale; e anche se, a causa della secolarizzazione dilagante, sempre meno persone vi associano un significato religioso, resta il fatto che preparare l'albero, fare i regali, organizzare un pranzo in famiglia, rende sereni, felici. Perché?
È la potenza del rito, del ripetere gesti e usanze che fin dall'infanzia ci accompagnano.

Quando l'Apocalisse spezzerà tutte le nostre consuetudini, quando perfino il rito del caffè dopo pranzo o della brioche del sabato mattina verrà brutalmente cancellato, avremo bisogno di riti per ritrovare sicurezza, per sentirci uomini.

Ci saranno sicuramente fenomeni di conversione subitanea, come sempre è accaduto nella storia umana in "appuntamenti" come questo (999, 1524, 1844, 1914, 1967, 1999, 2000, solo per citare qualche data).
Ma probabilmente assisteremo anche al nascere di riti e forme di credo oggi sconosciuti.
L'uomo, soprattutto di fronte alla morte, non può che farsi domande profonde sulle ragioni della propria esistenza. E non può che alzare gli occhi al cielo, per scorgere delle risposte; perché in Terra non ne troverà mai di esaurienti.
C'è da sperare, quindi, che al tempo della Fine del Mondo, l'umanità possa avere un "ritorno di fiamma" per le religioni, e grazie ad esse avere uno scatto evolutivo positivo, invece che regredire a stati più o meno animaleschi.
[Continua ...]

12 dicembre 2012

La Povertà delle Nazioni (End of the World Economy - Cap. 22)

[Segue da Cap. 21]
In questo capitolo vorrei introdurre un concetto di Macroeconomia della Fine del Mondo. E per farlo, devo fornire qualche informazione di base di Storia Economica.

Nel 1776 Adam Smith pubblicò un libro fondamentale per l'affermarsi dell'Economia come scienza, che è stato in qualche modo il fondamento del pensiero liberista per secoli: La Ricchezza delle Nazioni (An Inquiry into the Nature and Causes of the Wealth of Nations).

In questa indagine Smith cercò di capire quale fosse la fonte ultima del benessere crescente delle nazioni, che in quell'epoca si trovava ad osservare.
Arrivò alla conclusione che il nocciolo del progresso era nella divisione del lavoro.

Un'industria che si concentri nella realizzazione del prodotto che sa fare meglio e acquisti da altre industrie prodotti che le servano per realizzare quel bene, riuscirà a specializzarsi e a raggiungere alti livelli di produttività, con conseguente abbassamento dei costi di produzione.
Ugualmente le nazioni. Ad esempio, un paese piovoso e freddo come l'Inghilterra, non poteva certo intestardirsi nel tentare di produrre vino; aveva molto più senso importarlo da Francia, Spagna e Portogallo, esportando verso queste nazioni i propri filati.

Se una nazione, quindi, si specializzava nella produzione di un paniere di beni che era brava a realizzare, poteva esportare quei beni a prezzi competitivi e acquistare dalle altre nazioni i beni che non era in grado di produrre in maniera efficiente. Con beneficio e produzione di ricchezza anche per le altre nazioni.


Ma...
Al tempo della Fine del Mondo, non ci saranno mercati aperti, e ogni nazione o piccola comunità, cercherà di bastare a se stessa (vedi Cap. 5 e Cap. 7). Senza la specializzazione del lavoro (quella che per Adam Smith era la vera fonte della ricchezza), quindi, si innescherà una spirale di inefficienza produttiva, che genererà impoverimento diffuso.
[Continua ...]

11 dicembre 2012

Il SENTIMENT al tempo della Fine del Mondo (End of the World Economy - Cap. 21)

[Segue da Cap. 20]
Nel capitolo precedente abbiamo visto che predisporsi positivamente, avere una qualche speranza di farcela, è di per sé un fattore determinante per la nostra sopravvivenza in contesti post-apocalittici.

Considerato che questa serie di post è pur sempre un manuale di "sopravvivenza economica", vediamo di affrontare il tema delle "aspettative" con un approccio più da trader.
E lo facciamo introducendo un concetto molto caro alla finanza: il sentiment.

Il sentiment rappresenta l'aspettativa positiva, neutra o negativa di una tipologia d’investitore (gestore professionista, trader, risparmiatore) rispetto alle prospettive del mercato; tale aspettativa viene evidenziata non solo nei sondaggi, ma anche attraverso l'operatività effettiva sui mercati. Le operazioni di acquisto e vendita dei tanti strumenti finanziari disponibili (azioni, fondi, ETF, opzioni e futures) sono esse stesse indicatori che servono per comprendere e analizzare il sentiment del mercato.

L'Analisi del Sentiment rientra nell'Analisi Comportamentale, che sempre più viene utilizzata dagli investitori per capire e prevedere i movimenti dei mercati. Sebbene i "puristi" rimangano legati alle due tipologie di analisi che da sempre guidano gli investimenti in strumenti finanziari (l'Analisi Fondamentale e l'Analisi Tecnica), in realtà entrambe necessitano spesso di un'integrazione di Finanza Comportamentale per spiegare certi movimenti poco razionali.
Andamento di alcune importanti azioni di società italiane, dopo la notizia
della ricandidatura di Silvio Berlusconi alle elezioni politiche 2013.

Se vogliamo dirla tutta, ogni movimento repentino dei valori azionari è poco razionale: se fino a un minuto prima tutti credevamo che una cosa valesse, poniamo, 10, come è possibile che dopo un solo minuto valga 9, o 8, oppure 0??
Evidentemente le oscillazioni in borsa sono frutto di fattori che vanno ben oltre l'asimmetria informativa...
Ma accantoniamo questo tema e ritorniamo al nostro sentiment.
E lo facciamo con un esempio.

Poniamo che i mercati abbiano fiducia che un certo paese rispetti gli impegni presi a livello internazionale, faccia riforme che mettano in moto la ripresa economica, sia, in poche parole, affidabile. Ecco che gli operatori si aspettano una solvibilità futura dei debiti di tale stato, per questo chiedono un interesse più basso per prestargli moneta. Sentiment positivo.

Poniamo poi che avvenga uno scossone politico. Poniamo che un certo vecchio e incapace politico, che aveva già mandato in rovina il proprio paese in anni di malgoverno precedenti, riemerga dalle ceneri e dica di voler tornare a guidare il governo di questo stato (uno tipo Berlusconi, per intendersi). Ecco che il sentiment muta, è le borse crollano. Lo spread sale, e la fiducia nel debito pubblico di quello stato va a farsi benedire.


La cosa importante, per capire il sentiment, è che non serve che quell'uomo venga realmente rieletto. Basta la sua minaccia di scendere in campo, la paura dell'instabilità politica del paese, e la speranza di un futuro migliore crolla.

Ma abbandoniamo questi discorsi "ipotetici" e veniamo alla nostra Apocalisse.
La buona notizia è che al tempo della Fine del Mondo, il sentiment sarà molto meno importante di quanto è oggi. Prima di tutto perché il concetto di aspettativa sarà notevolmente ridimensionato (per ovvie ragioni), e poi perché le minori relazioni fra persone (vedi Capitolo 7) comporteranno minore influenza reciproca e minore interdipendenza. Senza sistemi di comunicazione efficienti, infine, è praticamente impossibile immaginare trend univoci o maggioritari di mercato.

Ma ciò potrebbe avere risvolti negativi (non dimenticate il Postulato 1 del Capitolo 5): potremo anche essere tutti "pieni di speranza" (vedi Capitolo 20), ma se non ce lo diciamo, se non facciamo comunità, non riusciremo a far rinascere l'umanità, dopo un evento catastrofico.

NOTA BENE: Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi fortemente intenzionale!
[Continua ...]

10 dicembre 2012

Parliamo di Speranza (End of the World Economy - Cap. 20)

[Segue da Cap. 19]
Oggi parliamo di speranza.
Non perché mi senta in colpa per l'ultimo post, ma perché ritengo realmente che questo sia un ingrediente essenziale in un manuale di sopravvivenza. Senza la speranza, l'abbiamo visto ieri nel film "I figli degli uomini", l'uomo regredisce e cessa di avere comportamenti sociali, cessa perfino di ritenere desiderabile la vita. Ecco quindi che occorre "esercitare" la speranza, perché in essa l'uomo può trovare una fonte inesauribile di forza.

Si tratta di una semplice scelta: di fronte alla catastrofe, quale che sia la sua entità, potete liberamente scegliere di avere un atteggiamento aperto alla speranza, oppure gettarvi nella disperazione. 
Lo ripeto, è una mera scelta individuale, non dipende da quanto gravi siano le condizioni al contorno. 

Spesso, però, l'uomo ha bisogno di motivazioni esterne per avere il coraggio di andare avanti. Giova, ad esempio, avere una fede, il credere in una religione che abbia fornito abbondanti appigli dottrinali per giustificare il dolore o soddisfacenti promesse per la vita dopo la morte.
Le religioni si sono sempre poste obiettivi formativi escatologici, perché in essi l'uomo trova conforto e speranza. Non a caso è più frequente il ricorso alla preghiera nei momenti in cui la morte o la paura della morte irrompe nel corso delle nostre esistenze.

Le motivazioni per avere speranza, però, possono andare oltre la religione. Si può decidere di avere speranza per i propri figli, come nel bellissimo e già citato film "The Road", o perché si deve compiere una missione, come nel film "Codice Genesi" (entrambi riportati nel Cap. 3). 
In quest'ultimo film, in particolare, il cui titolo originale (e decisamente più bello) è The Book of Eli, il protagonista trova la forza di andare avanti perché sente di dover tramandare ai posteri la conoscenza racchiusa in un libro.
Quindi, datevi una missione. Potrebbe bastare.

L'amore di un padre per il figlio, unica forza che spinge l'uomo ad andare avanti lungo la strada (dal film "The Road")

C'è sempre bisogno di una buona dose di fiducia in noi stessi e negli altri, nei momenti di difficoltà. Perché l'uomo può essere meglio della somma dei sui bisogni e istinti. Ma bisogna ricordarglielo.

Ecco perché voglio concludere con un discorso che evoca il meglio della nostra specie, tramite una dialettica un po' retorica, ma molto emozionante: il discorso del Presidente USA nel film "Armageddon".
I lettori più attenti ricorderanno che ho escluso Armageddon dalla Filmografia essenziale sulla Fine del Mondo; ci tengo a precisare che non l'ho fatto perché il film è troppo "hollywoodiano", ma solo perché finisce bene e a noi, come previsto dall'Assioma 1 del Cap. 5, interessano solo gli scenari veramente catastrofici.
Comunque, il discorso del Presidente in questo film merita davvero una visione: è un'iniezione di fiducia nel genere umano. E sperare diventa più facile...
[Continua ...]

9 dicembre 2012

Survival Kit 6: mors mea (End of the World Economy - Cap. 19)

[Segue da Cap. 18]
Avrei volentieri evitato questo doloroso argomento, ma, per completezza, vi suggerirò questo ultimo oggetto da aggiungere nel vostro Kit di Sopravvivenza.

Prima però vorrei che vedeste questo trailer del film "I figli degli uomini". Vi già ho detto di guardare tutti i film della Filmografia essenziale sulla Fine del Mondo, ma sono certo che non tutti l'hanno fatto, quindi meglio fare un ripassino, per non lasciare nessuno indietro.
Anche se solo dal trailer, credo che lo scenario descritto nel film possa essere abbastanza chiaro: la società è al collasso perché gli uomini non hanno più speranza; non hanno speranza perché non nascono più bambini da 18 anni e nessuno riesce più a scorgere alcun futuro, per sé e per l'umanità tutta.

Se avete la pazienza di vedere tutto il film, c'è un tema interessante che viene affrontato tangenzialmente: è il tema del suicidio. In questo scenario senza speranza, i governi promuovono presso la popolazione il "kit del suicidio". Questo oggetto, pubblicizzato su autobus, palazzi, manifesti e televisione è la soluzione finale cui i cittadini sono invitati a ricorrere, un sistema usato dal potere centrale per dare una risposta pragmatica alla mancanza di speranza.

Questo tema è affrontato anche nel film "The Road" in maniera struggente, e in "2022: i sopravvissuti" in modo geniale, ma lascio a voi scoprire come.

Ecco, ve l'ho detto, c'è chi ha immaginato che un simile oggetto potesse essere utile in uno scenario da Fine del Mondo...
Ma siamo sicuri che vorremo mai utilizzarlo? Se lo scopo è "sopravvivere", perché avere un simile strumento nel nostro Survival Kit? Non è forse una contraddizione in termini "il kit del suicidio" nel "kit di sopravvivenza"??
Il punto è, come abbiamo visto alla fine del capitolo precedente, che spesso cede la mente prima del corpo.
[Continua ...]

8 dicembre 2012

Survival Kit 5: banalità (End of the World Economy - Cap. 18)

[Segue da Cap. 17]
Questo penultimo capitolo del Kit di Sopravvivenza per la Fine del Mondo, lo dedichiamo agli oggetti più banali, quelli che usiamo quotidianamente senza attribuire loro particolare importanza.
In realtà senza molti di essi saremmo letteralmente spacciati.

Vediamo quindi un elenco di oggetti da includere nel nostro Survival Kit:
  • accendini (in abbondanza)
  • fiammiferi
  • candele
  • carta bianca e quaderni
  • penne e matite
  • fazzoletti e carta assorbente
  • salviette umidificate e disinfettanti
  • sapone di Marsiglia
  • libri (tanti, tanti libri)
  • carte da gioco
  • giochi da tavolo
  • orologi da polso e da tavolo (meglio se a carica manuale, automatica o solare)
  • ricetrasmittenti CB,  walkie-talkie e cellulari (questi ultimi utilizzabili sono in caso di catastrofi localizzate o di media gravità)
  • integratori multivitaminici
  • sacchi a pelo e coperte
  • tende da campo
In questo elenco ci sono oggetti che non necessariamente userete (come le tende o le ricetrasmittenti), ma che potrebbero esservi utili in caso di spostamenti di tutta o parte della vostra famiglia.
Gli oggetti più importanti, invece, sono sicuramente i libri. Procuratevene tanti; non solo manuali di astronomia, fisica, medicina (perché tante cose dovrete farle da voi!), ma anche semplici romanzi, libri di poesia, saggi e riviste. I libri vi consentiranno di tenere la mente impegnata negli interminabili giorni di attesa, chiusi nei vostri rifugi, nella speranza che "lì fuori" qualcosa si aggiusti.
Organizzare i tempi, creare dei giochi da fare coi vostri compagni di avventura, vi permetterà di non "scoppiare".
Non pensiate che la sopravvivenza sia inerente solo agli aspetti fisiologici. Anzi, spesso cede prima la mente che il corpo.
[Continua ...]

7 dicembre 2012

Survival Kit 4: mezzi di trasporto (End of the World Economy - Cap. 17)

[Segue da Cap. 16]
Anche quando non esisterà più un lavoro, né un ufficio da raggiungere, potrebbe permanere l'esigenza di spostarsi. Quale mezzo potrebbe essere più adatto a farlo?

Ovviamente dipende, come quasi ogni oggetto del nostro Survival Kit, da che fine del mondo ci aspetta.
C'è chi ha immaginato mezzi corazzati per sopravvivere ad attacchi di "lupi" (vedi Cap. 5) lungo il percorso, chi a mezzi anfibi che permettano di muoversi in ogni condizione, diluvio universale incluso (conseguenza della casistica 2.4 del Cap. 2).
C'è anche chi ha pensato a qualcosa di più "aggressivo", qualora ci fosse bisogno di farsi strada, fra persone infette, pericolose e prive di lucidità (sì, qualcuno starà pensando agli zombie, ma io mi riferisco solo ad un ipotetico caso di pandemia, caso 1.1 del Cap. 2).

Il problema di tutte queste soluzioni è che necessitano di molto carburante (che, come abbiamo visto nel capitolo precedente, è un bene non facilmente reperibile in qualsiasi contesto catastrofico) e non è detto riescano a muoversi su ogni terreno.

La soluzione che prediligo, oltre ad ogni forma di bicicletta (compresa quella cingolata per la neve, che nel caso di nuova glaciazione torna comoda - casistica 2.7 del Cap. 2), è la motocicletta. Preferibilmente un mezzo on-off road, maneggevole e con bassi consumi.

Direi che una Honda Transalp, con ruote semi-tassellate, ABS e ampie borse porta viveri, potrebbe essere l'ideale (e qui giù risate da parte di chi sa che è esattamente la mia moto).

Non a caso uno dei film di culto sulla fine del mondo per impatto con la Terra di un corpo celeste, Deep Impact (incluso nella filmografia essenziale riportata al Cap. 3), vede il protagonista in sella ad una moto, che sguscia veloce fra le code di macchine incolonnate lungo le strade.
Anche perché è molto probabile che tanti furbi automobilisti (quelli che a Ferragosto fanno tutti simultaneamente la partenza intelligente alle 4 di mattina), si mettano in strada proprio quando il cataclisma si sta abbattendo su di loro, fiduciosi che la rete viaria li porterà in salvo, in qualche modo, in qualche luogo...
È utile sottolineare che probabilmente i mezzi di trasporto costituiranno una risorsa importantissima per la vita in scenari post-apocalittici. Non è escluso che i sopravvissuti adotteranno uno stile di vita nomade, in cerca di posti con risorse naturali ancora intatte o riserve di cibo.
Per questo avere la possibilità di spostarsi rapidamente può essere strategico.
[Continua ...]


6 dicembre 2012

Survival Kit 3: energy is life (End of the World Economy - Cap. 16)

[Segue da Cap. 15]
L'energia è alla base di ogni sistema organizzato (ed è anche alla base della disgregazione di ogni sistema... maledetto secondo principio della termodinamica!).
L'energia ci permette di riscaldarci, di cucinare, di muoverci e di fare tantissime cose. Purtroppo, però, noi non siamo in grado di produrla individualmente; dipendiamo dalla rete elettrica, dai gasdotti, dalle pompe di benzina.
E se tutto questo non dovesse più funzionare, come faremmo?

Per questo, in vista di uno scenario catastrofico a livello mondiale, non possiamo rinunciare a dotarci di scorte di carburanti e combustibili, perché senza fonti di energia saremmo spacciati. Dovremo anche avere a disposizione strumenti per trasformare l'energia, oltre che per produrla. Ecco quindi un elenco indicativo di quello che potrebbe esservi utile:
  • torce elettriche
  • torce a dinamo manuale
  • batterie ricaricabili
  • caricabatterie
  • generatore elettrico a benzina
  • taniche di benzina
  • inverter da 12 Volt DC a 230 Volt AC
  • batteria da 12 Volt (va bene quella della macchina)
  • pannello solare e regolatore di carica
  • stufa a pellet
  • sacchi di pellet
  • alcool denaturato
  • cartucce di gas
  • fornelletto ad alcool
  • fornelletto a gas
  • fornelletto elettrico
  • stufetta elettrica a basso assorbimento


I lettori più sagaci, avranno notato che nell'elenco ci sono materiali per rendersi indipendenti dalle scorte di carburante (che tanto, prima o poi, finiranno comunque!).
A volte basta poco, un pannello solare per ricaricare una batteria da 12 Volt (come quelle della macchina), un inverter che trasforma la corrente continua della batteria da 12 Volt in corrente alternata da 230 e il gioco è fatto: avremo a disposizione praticamente tutti gli oggetti che usiamo abitualmente, dalle luci ai caricabatterie dei cellulari, passando per le fonti di calore.

L'energia nella nostra vita è importantissima e le fonti di energia sono limitate. Per sopravvivere alla Fine del Mondo, rendetevi energeticamente indipendenti.
[Continua ...]



5 dicembre 2012

Survival Kit 2: mors tua vita mea (End of the World Economy - Cap. 15)

[Segue da Cap. 14]
Nel nostro Kit di Sopravvivenza, dobbiamo, per l'appunto, includere oggetti che garantiscano la sopravvivenza.

L'elenco che segue include strumenti utili sia a far fronte al Postulato 2 del Capitolo 4, sia a procurarvi cibo, qualora le riserve che vi ho indicato al Capitolo 14 (e che voi avete comprato in quantità ridotte, perché tanto la Fine del Mondo nelle vostre menti è solo una lontanissima eventualità), non siano sufficienti a superare il medioevo post-apocalittico.
Ecco un elenco, indicativo e non esaustivo, di oggetti che potete iniziare a procurarvi:
  • Visore notturno con ingrandimenti (perché potreste andare a caccia di notte, avendo un vantaggio competitivo rispetto agli altri "lupi" che non riescono a vedere)
  • Arco (così se non finisce il mondo, potete sempre usarlo per sport)
  • Balestra (come sopra)
  • Frecce (come sopra)
  • Coltelli da caccia e multiuso (questa volta dovete sia rispolverare il vostro Victorinox da da boy scout, sia procurarvi una lama come quella di Rambo)
  • Corda di naylon alto-resistenziale (non so bene a cosa può servire, ma Bear Grylls ne ha sempre una, ed io mi fido di Bear Grylls!)
  • Tuta a protezione NBC (la tuta vi proteggerà da eventuali contaminazioni di tipo Nucleare, Biologico e Chimico)
  • Maschera a protezione NBC (come sopra)
  • Antibiotici, antipiretici, garze e kit di sutura (così se siete voi a farvi male, almeno avete come curarvi).
A questo punto i più smaliziati, visto anche quanto analizzato nel Capitolo 6,  potrebbero chiedersi perché non ho inserito nell'elenco le armi da fuoco. Ed hanno ragione..., ma che volete farci, io sono un pacifista.
[Continua ...]





4 dicembre 2012

Survival Kit 1: cibo e acqua (End of the World Economy - Cap. 14)

[Segue da Cap. 13]
Abbiamo parlato di rifugi, abbiamo previsto il tipo di denaro che converrà avere a disposizione, abbiamo persino visto qualche buon "titolo derivato" da vere in portafoglio; ora iniziamo a parlare degli oggetti indispensabili, in vista della Fine del Mondo. Parliamo di Survival Kit.

Gli strumenti che vi suggerirò di comprare nei prossimi capitoli non sono certo il kit di sopravvivenza del boy scout (coltellino svizzero, lenza per pescare, bussola e qualche fiammifero). Si tratta invece di oggetti che potrebbero realmente fare la differenza, in uno scenario post-catastrofe, tra la vita e la morte.

Per cominciare, vi ricordo il Postulato 1 del Capitolo 5, ovvero: nell'impossibilità di prevedere quale fine del mondo ci aspetta, meglio prepararsi all'opzione peggiore, sotto ogni aspetto.
Il primo aspetto, l'abbiamo visto nel Capitolo 4, è la soddisfazione dei bisogni fisiologici: mangiare e bere in primis. Quindi, diamo per scontato che sarà difficile soddisfarli e vediamo cosa possiamo includere nel nostro Kit di Sopravvivenza alla Fine del Mondo.


Per quanto riguarda il cibo, tutto quello che è già stato definito come "denaro contante", va bene. Ma veniamo nel dettaglio a quelle che potrebbe essere delle scorte utili da avere:
  • barattoli di legumi precotti (fagioli, lenticchie, piselli)
  • carne e pesce in scatola
  • carne secca
  • gallette di cereali e scatole di cereali soffiati
  • buste di latte intero a lunga conservazione
  • latte in polvere
  • frutta secca
  • frutta sciroppata
  • succhi di frutta concentrati
  • miele
Ma il cibo, lo sappiamo, è solo parte del problema. Il vero problema sarà l'acqua, poiché il fabbisogno giornaliero per ogni essere umano è elevato (può variare da 2 a 5 litri in funzione dell'attività lavorativa, del clima e della superficie corporea) e stoccarne quantità sufficienti per 6-12 mesi richiederebbe troppo spazio, che forse la casa o il rifugio non ha.

Consiglio quindi di dotarsi di sistemi di purificazione totale dell'acqua.
Io, ad esempio, ho comprato due bottiglie LIFESAVER, capaci di purificare 4.000 litri d'acqua ognuna (immaginate quanto occupano più di 5300 bottiglie di acqua da un litro e mezzo!).
LIFESAVER Bottle è un sistema all-in-one per il filtraggio dell'acqua; rimuove batteri, virus, parassiti, funghi e tutti gli altri agenti patogeni microbiologici trasportati dall'acqua, senza utilizzare prodotti chimici come lo iodio o il cloro, bensì utilizzando una combinazione di membrane filtranti, carbone attivo e pressione dell'acqua.
Urge una precisazione: tutti i sistemi commerciali per il filtraggio dell'acqua, anche i più efficaci, arrivano a proteggere da contaminazioni chimiche e batteriologiche, ma non dalla contaminazione da radiazioni.
C'è sempre qualcosa di ingestibile che ci attende al varco...
[Continua ...]

3 dicembre 2012

L'effetto leva nell'Economia della Fine del Mondo (End of the World Economy - Cap. 13)

[Segue da Cap. 12]
Le forme di pagamento ipotizzate nello scorso capitolo sono solo alcuni degli strumenti che l'uomo potrebbe adottare per tornare a rendere efficiente la sua "presenza economica" sul quel che resterà della Terra.

Ci sono poi altri oggetti che si prestano a diventare denaro contante, in virtù di un valore intrinseco che non è legato alla sopravvivenza, ma al soddisfacimento di bisogni psico-fisici marginali. Eppure importanti o importantissimi per alcuni.
Stiamo parlando delle droghe, di qualsiasi tipo, ma meglio se di largo consumo, come il tabacco e l'alcool.

Prime, fra tutte le forme di pagamento, potrebbero quindi affermarsi proprio le sigarette. È già avvenuto durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale ed è la prassi nelle carceri di tutto il mondo, dove le sigarette si scommettono al gioco, si guadagnano facendo lavori più o meno puliti, si offrono in pegno, si scambiano con oggetti o servizi (anche questi, più o meno puliti).
Nella maggior parte dei penitenziari esiste un vero e proprio sistema economico che usa le sigarette come denaro contante (comprensivo di tasso debitore e creditore sul loro prestito).


Quando si ha una dipendenza, l'effetto è di far piombare il soddisfacimento della stessa addirittura nel primo gradino della Piramide di Maslow (fra i bisogni fisiologici). Non importa quando grave sia la forma di dipendenza, un fumatore accetterà sempre come forma di pagamento delle sigarette, così come un tossicodipendente farebbe a meno della sua razione di cibo per una dose della "sua Sostanza" (Cit. David Foster Wallace, Infinite Jest).

Anche le bottiglie di superalcolici potrebbe affermarsi come strumento di pagamento, in questo caso non solo per il valore potenziale negli scambi con etilisti, ma anche per le proprietà stesse della sostanza (per disinfettare, come combustibile, ecc.).

Ma l'aspetto più interessante (e anche subdolo) di questo tipo di denaro è che ha intrinsecamente un potere sui soggetti affetti dalla dipendenza. In un contesto di scarsità di risorse la Sostanza per il tossicodipendente assume un valore esponenziale, man mano che esperimenta la privazione, ed è disposto a fare qualsiasi cosa per ottenerla (questo vale, lo ripeto, anche per quelle che riteniamo dipendenze lievi, come il fumo da sigaretta o l'assunzione di alcolici non ancora sfociata in alcolismo).

Per transazioni con sostanze, quindi, si può innescare un "effetto leva", come avviene attualmente in molte operazioni finanziarie con titoli derivati (largamente responsabili della crisi economica mondiale che viviamo!).
In questo caso, quello che in gergo tecnico si chiama "sottostante", non è il petrolio, il grano o l'oro. È il controllo sul potenziale di azione dei tossicodipendenti, la loro manipolazione per fini e transizioni ad alto valore aggiunto per i detentori dei titoli.

Morale: se avete una qualche dipendenza, è arrivato il momento di liberarvi; se non l'avete, fate incetta di stecche di sigarette e superalcolici, perché, ahimè, qualche "dipendente" da controllare lo troverete senz'altro.
[Continua ...]


2 dicembre 2012

Il DENARO al tempo della Fine del Mondo (End of the World Economy - Cap. 12)

[Segue da Cap. 11]
Nel Capitolo precedente abbiamo capito che tutte le monete circolanti nelle economie mondiali, durante e dopo uno qualsiasi degli sfortunati eventi catastrofici che ci aspettano, cesseranno di essere utilizzate poiché incapaci di assolvere alle 3 funzioni che il soggetto economico si aspetterebbe da esse.
E abbiamo visto che l'uomo, come è sempre stato nella sua storia economica, cercherà oggetti capaci, in tutto o in parte, di assolvere agli scopi della moneta.
Proviamo ora a capire quale sarà il DENARO al tempo della Fine del Mondo, cosicché possiate farvi scorte sufficienti di "contante", da utilizzare per la vostra sopravvivenza.

Innanzitutto, ricordiamoci che il denaro servirà in larghissima parte a soddisfare i bisogni ai primi due gradini della piramide di Maslow. Volendo schematizzare brutalmente, con il denaro cercheremo di procurarci solo viveri e sicurezza. Ciò significa che proprio in queste due esigenze si cela la merce che potrebbe divenire unità di conto, strumento di pagamento e riserva di valore.

Se pensiamo ad uno scenario con falde acquifere irrimediabilmente inquinate e difficoltà di approvvigionamento di acqua potabile, le bottiglie sigillate di acqua (risalenti alla produzione industriale ante-apocalisse) potrebbero diventare uno standard per gli scambi, poiché tutti ne avrebbero bisogno e tutti, se ne avessero oltre il necessario, potrebbero scambiarle con altro.
Soprattutto il cibo, poi, potrebbe diventare un valido denaro. Per essere "contante", però, non deve essere facilmente deperibile. Ecco quindi che scatolette di tonno, legumi e zuppe precotte si affermeranno come sostituti della moneta.
Cibo in scatola, di piccole dimensioni, già cotto e molto proteico: questo l'identikit del futuro denaro contante.

Anche nell'ambito della sicurezza si nascondono validi sostituti della moneta.
In un contesto di paura e diffidenza reciproca, i proiettili dei calibri più diffusi potrebbero diventare strumenti di pagamento del cibo. Il mercato vedrebbe in loro un valore legato, più che all'uso in prima persona, al fatto che altri soggetti economici li accetterebbero in una transizione, in quanto forieri intrinsecamente di una promessa di sicurezza.
Da noi, forse, non si affermerebbero così facilmente, perché le armi non sono in ogni casa, ma in America senz'altro.

E nei bisogni di sicurezza rientrano anche tutta una serie di prodotti che la società industriale, ormai distrutta, non potrà più creare: benzina, pile elettriche, medicinali.

Ogni bene necessario alla sopravvivenza, non riproducibile e non abbondante, è un candidato potenziale alla sostituzione della moneta. E non escludo che ci saranno luoghi che svilupperanno un tasso di liquidità per alcuni beni e non per altri, mentre magari a pochi chilometri sarà l'opposto. Tutto dipende da fattori legati alla scarsità della risorsa, che è un fattore "di garanzia" del valore intrinseco della merce usata come denaro. Siamo tornati al sistema aureo...

Ma c'è un altro tipo di denaro, che ha qualcosa di subdolo. Non è essenziale per nessuno, ma è importante per qualcuno. Eppure lo useremo tutti.
[Continua ...]