Cerca nel blog

19 dicembre 2007

Un anno a Trento


Si avvicina ormai un anno che sono a Trento.
Fisicamente ora mi trovo a Calvi, sono sceso per il Natale, mentre a Capodanno saremo a Loppiano, vicino Firenze. Dicevo che, seppur lontano dalla mia nuova sede, stavo pensando a quest'ultimo anno passato a Trento. Mi sembra ieri che sono salito per un colloquio di lavoro ed ho poi deciso, senza troppo pensarci su, di iniziare una nuova esperienza.
A Trento, nonostante la lontananza dagli amici e dalla famiglia, si sta bene. D'altronde è la prima città in Italia per qualità della vita.
Ma non basta una classifica del Sole24Ore per spiegare quello che di bello io trovo in Trento.
Diciamo che sembra, o è, il luogo dove lo stridore della miseria dell'uomo e delle sue aspirazioni più nobili si nota meno. Mi spiego con un esempio.
Il giorno dopo essere arrivato qui a Calvi Risorta, sono andato a Napoli in macchina a prendere Maria Giovanna, che aveva finito con l'università e tornava a casa per le feste.
A causa del traffico, blocchi alla circolazione e incidenti, ho impiegato tre ore per fare circa 50 km. Il tutto accompagnato da cumuli di immondizia lungo le strade. Anche se la vista del Golfo di Napoli è sempre una emozione bellissima, lo sconforto per le cose brutte viste lungo la strada ha preso il sopravvento. E a sera ero triste, come se avessi fatto visita ad un luogo di guerra.
A Trento è diverso. E siccome sono in una fase della vita in cui ho bisogno di una relativa tranquillità esterna (perché sono fin troppo incasinato dentro), questa nordica città mi si è rivelata un luogo davvero piacevole dove lavorare e studiare.
Spesso la bellezza convive con le cose brutte, ma a volte è possibile trovare un equilibrio tra le forme, la natura, le persone. E' questo equilibrio a darci un'idea di armonia, che ha il potere di condizionarci positivamente.
Anche mio fratello Marco, che è stato a Trento con me alcuni giorni, ha scorto questa armonia, ed ha sintetizzato il suo pensiero ritoccando una foto fatta al Pedavena (un'osteria tipica dove producono dell'ottima birra chiara con metodi artigianali).

Cambiando discorso, volevo lasciare i link alla canzone che avevo scritto dopo i fatti della Thyssenkrupp: musica - testo e accordi. Suona e canta Marco, ovviamente, perché io sono stonato.

Che altro dire,... auguri.
Per ora di buon Natale, e se non ci sentiamo, anche di buon anno nuovo.

Be a good engineer, Alfredo.





Oggi ho fatto il primo esame a Economia. E' andato bene.
E mentre io ricomincio d'accapo, un mio amico, un grande compagno (N.d.R. forse più socialista che comunista!), domani finisce la sua avventura alla facoltà di Ingegneria di Pisa.
Auguri, Alfredo.

Ti dedico questa saggia vignetta, fornita dal vulcanico Lorenzo.
Mi spiace non poter venire a Pisa, ma è come se fossi lì con voi.
Be a good engineer!

16 dicembre 2007

Il posto dell'anima

Sono anni che tra i miei film preferiti c'è Il posto dell'Anima di Riccardo Milani. Eppure dopo i fatti degli scorsi giorni all'acciaieria della ThyssenKrupp, ho sentito l'esigenza di rivederlo. E consiglio a chiunque non l'abbia ancora visto di vederlo. Ho anche scritto una canzone. Se trovo il coraggio di rileggerla la metto sul blog.

29 novembre 2007

La consapevolezza che ti può cambiare la vita

"Ogni giorno sei messo alla prova, e quello che hai vissuto ti fa credere di aver diritto ad un risarcimento. Ma bisogna fermarsi in tempo. Allora ti lasci sorprendere da gesti inaspettati, apparentemente piccoli, ma pieni di nuova consapevolezza che ti può cambiare la vita."

dal film Nero Bifamiliare di Federico Zampaglione

Christmas Time


Sono a lavoro. Mi concedo una pausa.
Qui a Trento sono venuti per qualche giorno i miei genitori, e mio fratello che rimarrà qualche mese.
In famiglia si apprezza di più quest'aria natalizia che si va diffondendo per la città. Tra mercatini, addobbi, luci, vin brulé e dolci tipici è impossibile rimanere indifferenti.
E' già Natale. E domani sarà già passato.

27 novembre 2007

A joke on more: I due mendicanti

Due mendicanti sono seduti uno accanto all'altro in una strada a Roma. Uno tiene davanti a sé una croce, l'altro la stella di Davide. In molti passano e guardano i mendicanti, ma lasciano i soldi solo cappello del mendicante che siede dietro la croce. Un sacerdote passa, si ferma, e osserva le numerose persone che fanno la carità solo al mendicante seduto dietro la croce, mentre che nessun dà i soldi a quello con la stella di Davide. Dopo un po', il sacerdote si avvicina al mendicante dietro la stella di Davide e gli dice: "Povero te! Ma non capisci? Questo è un paese cattolico, questa città è il centro del cattolicesimo. La gente non ti darà dei soldi se siedi con la stella di David davanti a te, soprattutto se hai accanto un mendicante con una croce. Anzi, può darsi che diano dei soldi a lui per dispetto a te!" Il mendicante dietro la stella di Davide ascolta il sacerdote; poi si gira verso il mendicante con la croce e dice: "Moishe, guarda chi cerca di insegnare marketing ai fratelli Goldstein."

25 novembre 2007

Un anno fa lasciavo Cambridge


E' esattamente un anno che ho lasciato Cambridge.
Dopo 5 mesi di vita anglosassone, la mattina del 25 novembre del 2006 facevo le valige in gran fretta (causa una notte di addii molto lunga) e prendevo l'aereo da London Stansted per Roma.

E' solo un caso che si siano succedute, nelle ultime settimane, molte riflessioni più o meno malinconiche circa lo scorrere del tempo. Ma le date impongono di fermare la mente, e di volgersi indietro.
In un anno sono successe davvero tante cose.
Ho cambiato università e facoltà, ho iniziato a lavorare, ho comprato casa, ho vissuto tra Cles, Rovereto e Trento per mesi, prima di trovare fissa dimora; in questi mesi ho mangiato scatolette e pane per toast, e ho viaggiato anche 4 ore al giorno per raggiungere il luogo di lavoro o tornare al mio giaciglio; ho conosciuto molti nuovi amici, ho fatto qualche viaggio interessate, ed anche "IL viaggio", quello negli Stati Uniti d'America.

Sì, un anno intenso. Ma quello che rende insopportabile il peso dei ricordi, sono tutte le persone fantastiche che ho conosciuto e poi perso lungo la strada. Tutti gli amici che sento sporadicamente e che hanno ognuno la propria vita e la propria storia, di cui io forse non saprò mai niente.
A loro voglio dedicare questi fiori.

Questa foto l'ho scattata la mattina del 25 novembre di un anno fa, quando mi sono svegliato e sono sceso nella common room della casa di Cambridge in Upper Gwydir Street, n° 8. Per capire cosa significano questi fiori bisogna andare indietro di circa 18 ore, al 24 novembre 2006.

Al College Gonville and Caius, durante una festicciola di addio organizzata dai miei amici, Martin, un ragazzo con alcuni problemi relazionali che lavorava come factotum nella Pantry, mi aveva regalato una pacco di fori di plastica, confezionato da lui stesso. Martin era molto timido, visto che in 5 mesi l'avevo sentito parlare per più di un minuto solo tre volte. In due di queste stava cantando una canzone. Il suo, quindi, era un gesto di amicizia inaspettato, molto gradito, ma mi metteva in difficoltà, perché certo non avrei potuto viaggiare con quell'enorme pacco pieno di fiori in aereo. Nonostante ciò mi dispiaceva dover lasciare il ricordo del piccolo Martin.
A risolvere il tutto ci pensò Atas, il mio amico lituano. Tornati dal pub dove avevo dato l'addio alla birra inglese, Atas aprì lo scatolo di plastica trasparente e distrusse la composizione di Martin, sparpagliando i fiori in giro per la casa. Mi disse che quello era il modo migliore per trasmettere gioia a tutti i miei coinquilini e dare un senso al regalo di Martin.

In effetti, la mattina dopo, quando scesi a prepararmi un tè forte per svegliarmi del tutto ed iniziare a fare le valige, la vista dei fiori per tutta la casa fu un'emozione stupenda. La luce che filtrava dalla porta-finestra della common room accentuava il colore dei fiori, trasmettendo un'aria di festa e di armonia che mai mi sarei immaginato di provare il giorno della partenza.
Quei fiori mi ricordano Martin, Atas, Jane, Michael, Reyhan, Vlasta, Armando, Rudi, Sandra, Conci, Costanza, Silvia, Savio, Marcello, Sevan, Paolo, Anna, Federica, Francesco, Sun, Mun, Dushyanth, Julien, Simon, Nicky, Lorenzo, Pablo, Romilda, Vincent, Joao, e tutte le persone che ho avuto la fortuna di conoscere, anche se ora sono lontane.
Vi dedico questi fiori.

24 novembre 2007

Nuova sezione del blog: Funny Jokes

Su input di Lorenzo Pessa, che mi ha inviato la seguente barzelletta in toscanaccio stretto, apro una nuova sezione del blog, ... per ridere. Perché ridere è forse una delle poche cose che vale la pena fare in qualsiasi momento della giornata. Perché ridere è contagioso e si migliora di conseguenza l'ambiente in cui viviamo. Perché ridere fa bene al cuore. Un piccolo cammellino va dal cammello babbo e gli dice: "O' babbo, certo che noi 'hammelli siamo proprio brutti, 'on questi baffacci sul muso..." E il babbo: "Ma il che tu va' a dire, bischero! Brutti i baffi??? Quando tu 'ssei nel deserto, ci sono le tempeste di sabbia e tutti l'altri animali moiano soffocati. Noi ciabbiamo 'baffi, che filtrano l'aria e si 'ampa lo stesso!!!" Il cammellino: "Già, un ci avevo mica pensato....ganzo!" Dopo un po' torna il cammellino e dice: "Certo Babbo, e vero la tempesta di sabbia e' baffi...però noi 'hammelli e siamo brutti lo stesso, bada te che piedoni lunghi e larghi cha ci s'ha!". Il babbo: "cosa???!!! Brutti i piedoni?? Allora tu' se' proprio Bischero! Quando nel deserto l'altri animali affondano nella rena, e 'un riescano a arriva' all'oasi e tirano 'l calzino, noi 'ammelli ci si 'ammina proprio bene e si 'ampa!" Il cammellino: "Te tu ha' ragione, Babbo! E' vero....un ci avevo pensato neanche!" Dopo un altro po' il Cammellino: "Oh babbo, si, 'apisco le tempeste, l'oasi, i piedoni, 'baffi che filtrano. Però noi 'hammelli, hai voglia di dì, e siamo brutti davvero, con queste du' gobbacce!!" E il babbo: "Oooh nini! Che tu vo' dire??? Brutte le gobbe??? Quando nel deserto l'altri animali moiano di sete perche 'un si trova l'acqua, noi nelle gobbe ci abbiamo la riserva d'acqua! E noi si 'ampa!!!" Il cammellino: "Te tu ha ragione un'altra volta! 'un ci avevo pensato." Alla fine torna il cammellino dubbioso e dice: "Certo babbo io 'apisco tutto. La riserva d'acqua nelle gobbe, le tempeste di sabbia, i piedoni, ma mi spieghi una 'hosina, allora?..." "... Che 'azzo ci si fa noi allo zoo di Pistoia??!!"

18 novembre 2007

Nuova impostazione grafica del Blog

Ormai questo blog ha più di un anno e mezzo di vita e, a breve, entrerà nel 2008. Visto il numero sempre maggiore di posts, si rende necessaria un'archiviazione dei contenuti per anno. Da oggi, quindi, nella barra destra dello schermo ci sarà l'archivio dei posts organizzato per anni; sarà comunque possibile aprire o chiudere la classificazione per mesi e per titolo. Spero, poi, di trovare il tempo per migliorare un po' la grafica e aggiungere qualche altra funzione.

Il tempo circolare secondo Tiziano Terzani

"L'inizio è la mia fine e la fine è il mio inizio. Perché sono sempre più convinto che è un'illusione tipicamente occidentale che il tempo è diritto e che si va avanti, che c'è progresso. Non c'è. Il tempo non è direzionale, non va avanti, sempre avanti. Si ripete, gira intorno a sé. Il tempo è circolare. Lo vedi anche nei fatti, nella banalità dei fatti, nelle guerre che si ripetono. "

(da La Fine è il mio Inizio di Tiziano Terzani)

11 novembre 2007

Un Altro Mare - By Tiromancino


Se te ne vai
Io resterò
A difendere
L’idea di noi
Che
vedevamo crescere
Quasi all’improvviso
Tu vuoi riflettere
Su ciò che
è stato
E poteva essere
Stare qui
Non fa bene neanche a te

Dovunque andrai
Arriverò a riprenderti
Perché tu sai che non ho
Intenzione di perderci
Forse come uomo
Potevo fare meglio
Però
gli errori
Si commettono per sbaglio
E ora so
Che da qui ripartirò
cosi
Guardando sopra la mia testa
C’è un altro mare
Se chiudo gli
occhi
Riesco a immaginare
Oltre il volo degli uccelli
E degli aerei
Giorni lontani
Di noi domani

Non mi fa paura
Il tempo che
corre
E mi porta lontano
Le cose che amiamo
Perché so
Che voglio
inseguirle
Per questo vivrò
Guardando sopra la mia testa
C’è un
altro giorno
Che ha cancellato tutto
Il buio in un secondo
E ora
vedo
Il tuo sorriso
Sono sicuro
Sarà bellissimo il futuro
Se
guardo sopra la mia testa
C’è un altro mare
Chiudendo gli occhi
Riusciamo a immaginare
E oltre il volo degli uccelli
E degli aerei
Giorni lontani
Di noi domani

10 novembre 2007

II TEMPO... (Secondo Tempo)

Ritorno a parlare del Tempo, perché mi era sfuggita una perla di saggezza dell'ormai noto filosofo contemporaneo Francesco Veltre.


Una notte, d'estate, io e Ciccio eravamo seduti fuori uno squallido motel ad Oklahoma City, sorseggiando una birra presa poco prima in uno di quei negozietti aperti 24 ore su 24, la cui vacazione sociale è creare americani felici (perché ubriachi).
Si era ormai quasi al termine del nostro lungo viaggio per gli Stati Uniti ed era tempo di immalinconirsi. Riflettevo sulle nostre diverse esistenze, così mutate nel giro di pochi anni.
Ad un certo punto, volendo come trovare un inizio dei nostri cambiamenti più significativi, quelli che ci avevano reso dei viaggiatori sognatori, quelli che ci avevano allontanati ormai da molto tempo dai nostri paesi di origine, mi girai verso Ciccio e gli chiesi: "Quand'è che siamo diventati quello che siamo diventati?"
Con qualche secondo di esitazione, continuando a fissare le luci della città, il Saggio mi rispose: "In questo momento".


Eraclito, più di duemila anni fa, diceva che non ci si bagna mai due volte nella stessa acqua di un fiume.
Ogni nostro istante non è mai uguale all’altro e noi non siamo mai gli stessi da un istante all’altro, da un tempo all’altro. Tutto cambia dentro e fuori di noi, anche se non sempre riusciamo a percepire questo continuo cambiamento.

La portata di questo concetto mi colpì come un cazzotto in pieno volto quando Ciccio mi diede quella lapidaria risposta.


Il vento ha spogliato il piccolo albero di ciliegio che ho sul balcone di casa. Poche settimane fa, era ancora verde; e solo ieri aveva ancora tutte le foglie, seppure ingiallite.


E' un sabato di solitudine e mi andava di scrivere. Fuori è freddo, e non voglio uscire; è brutto tempo.

24 ottobre 2007

il Tempo

Sono nell'aula di informatica di Economia, aspettando che riprenda la lezione.
E pensavo.

Oggi mi è venuto a trovare mio cugino Francesco. E' stato nei giorni scorsi ad un convegno a Milano, ed ha fatto una deviazione qui a Trento; poi venerdì torniamo insieme in quel di Calvi Risorta.
Rivederlo in giacca e cravatta, stile manager in carriera, mi ha fatto un certo effetto. Innanzitutto un gran piacere nel trovarlo brillante come sempre, ma poi c'era qualcos'altro, di non ben definito, qualche emozione latente che non veniva a galla.
Questo pomeriggio, passeggiando per il centro di Trento, Francesco mi ha ridisegnato in chiave sociologica il perché della fine dell'Impero Romano. O sarebbe meglio dire "il perché della trasformazione", impropriamente chiamata fine.
E nel chiacchierare piacevolmente a pochi metri sotto terra, mentre visitavamo i resti della Tridentum romana, ho capito.

Ho capito cos'era la sensazione non ben definita che avevo provato in stazione, alla vista di mio cugino.
Era innanzitutto sorpresa, stupore, e poi un turbine di emozioni differenti, tutte frutto di un'unica istantanea consapevolezza: il Tempo passa.
Quasi una subitanea e fugace illuminazione, una rivelazione di un concetto che in realtà conosciamo benissimo, ma di cui ci rendiamo conto solo a tratti.
Come se la nostra mente rifiutasse in un certo senso l'inevitabile e impietoso scorrere del tempo, abbiamo barlumi di percezione temporale solo quando rivediamo persone care dopo mesi o anni, oppure alla vista di luoghi visitati in un passato lontano, o ascoltando musiche, sentendo odori, percependo sensazioni che come in una ricerca proustiana ci conducono nei meandri della nostra mente,
lì dove i ricordi stanno,
come pietre miliari lungo il cammino della vita,
a confermare che il Tempo
è un'inesorabile, veloce
retta.

E se una visione agostiniana del tempo, di questa linea che partendo dalla creazione del Cosmo e passando per la nascita di Cristo punta verso la Salvezza, ci appare in un certo qual modo adeguata a spiegare il "fine" del Tempus Fugit, nondimeno ci appare più "sopportabile" e meno traumatica per la nostra psiche quella visione greca del tempo, di quel tempo circolare, che torna sempre su sé stesso, e che nel vivere quotidiano, così come nei corsi e ricorsi storici, sembra avere continua conferma.



Eppure la percezione più forte, più sconcertante dello scorrere del tempo, non è legata ad una spiegazione di tipo filosofico, bensì alla semplice esperienza.
La sensazione maggiormente persistente circa l'inesorabile scorrere del tempo, per quanto mi riguarda, me l'ha fatta provare Francesco Veltre, in arte Ciccio.
Eravamo, in una lontana notte di agosto di sette anni fa, in quel di Londra. Dopo una giornata di lavoro massacrante, stanchi e meditabondi, ci eravamo messi a letto. Avevamo affittato una stanza nei pressi di Queen's Park, al mitico 143 di Bravington Road. Con lo sguardo al soffitto, ognuno nel proprio letto, non riuscivamo a prender sonno, nonostante la giornata piena appena passata. In casi come questo eravamo soliti chiacchierare fino a tarda ora praticamente di tutto; di cosa avremmo fatto dopo il liceo, di un mitico viaggio on the road in America (che poi abbiamo fatto!), di come si poteva spendere un miliardo (all'epoca c'erano le lire) in auto, moto e viaggi,... e cose così.
Quella notte si parlò, invece, del Tempo.
Pensavamo a quante cose erano successe da quando, circa quattro anni prima, eravamo andati in Irlanda, per un corso estivo in un college vicino Dublino. Meditavamo sull'ominia mutantur e sul valore del carpe diem.
Ma l'apice della discussione si raggiunse quando Ciccio mi rivelò la sua drammatica scoperta: la vita passa nel tempo di un "tu".

Il tu è un verso onomatopeico, non il pronome personale della seconda persona singolare nella lingua italiana. Il tu è come un sussurro, è come il tic tac di un orologio, ma più breve, più lieve, più complicato da capire.
Il tu è come un segnalibro nella tua storia personale; ogni volta che lo rievochi ti ricordi del primo tu, che per me iniziò allora, ma per Ciccio risaliva a molto tempo prima. Al pronunciare questo suono magico la distanza tra il primo e il secondo, terzo o ennesimo tu, in un lampo viene annullata nella tua mente, e ti ritrovi a capire come tra un istante e l'altro, non ci sia niente. Tra una insonne notte londinese, ed una serata a New York, oppure un freddo meriggio trentino, passa il tempo di un tu. La profonda consapevolezza consiste nel capire, e percepire, che non c'è ontologicamente niente tra un istante e l'altro della nostra esistenza; niente se non tempo passato.
Certo, poi con un po' di calma e altrettanto ottimismo, ci si rincuora al pensiero delle mille cose fatte tra un tu e l'altro, ci si aggrappa ai ricordi, a quello che di materiale si è creato, magari anche a quanto si è maturati o innamorati tra una fase della propria vita e quella attuale.
E' normale; non riusciamo ad accettare la contrazione temporale creata dal tu. La paura dell'ultimo istante, quello dell'ultimo tu, quello che ci porterà a varcare l'ultima porta, per entrare nel "mondo del non ancora", ci induce ad interporre tappe ritenute significative tra una momento e l'altro di riflessione sul tempo.
La paura della sera ci fa mentire a noi stessi, circa la durata del giorno.
Bellissima e brutale a tal proposito è la poesia di Salvatore Quasimodo.

Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera
Bella perché pur nella sua impostazione ermetica è così densa di significato da imporre ore ed ore di meditazione. Ma brutale, oserei dire crudele, per la visione disillusa della vita umana, del processo di consapevolezza dell'individuo e del suo destino improrogabile.

Ci sarebbe poi molto da dire sulla relatività del tempo, sia in senso fisico che riguardo alla percezione delle singole persone, specialmente in base al loro stato d'animo. Perfino nel Piccolo Principe di Antoine de Saint Exupery (libro che io ritengo pessimo) c'è qualche riflessione interessante su tale concetto. Ma esula dalla mia analisi attuale.
Quello che oggi pensavo, e che mi andava di scrivere, è che nasciamo, cresciamo e moriamo quasi nello stesso istante. Il presente è un punto della retta.
Un umanista del quattrocento mi pare scrisse dei versi che dovevano suonare pressappoco così:

Il Passato non è,
ma se lo finge la vana rimembranza;
il Futuro non è,
ma se lo pinge la credula speranza;
il Presente sol'è;
talché la vita è appunto:
una memoria,
una speranza,
un punto.

Partendo da semplici impressioni, mi sono trovato a digredire su cose che forse annoiano, e che nulla hanno a che vedere con il WWT.
Ma che importa.
Ho tempo da perdere.

17 ottobre 2007

Poetry Corner

Da oggi introduco un nuovo tipo di post su questo sito: il Poetry Corner. Il Poetry Corner non è tanto "un angolo della poesia ", come se fosse la rubrica periodica di una qualche rivista; va inteso come il luogo metaforico dove ritrovare la poesia, che spesso non trova spazio nella nostra vita. C'è un posto in Hyde Park, a Londra, dove chiunque può andare e parlare a ruota libera, magari tenendo improbabili comizi sulla fede o sulla politica: è lo Speakers' Corner. Beh, immaginiamo il Poetry Corner come questo virtuale luogo di libertà, dove non ci si vergogna di dire cose inutili... La poesia "l'abbiamo cacciata in un angolo", perché la modernità ci ha insegnato che è inutile, e delle cose inutili si può fare a meno. La società ci ha detto che è un vezzo da deboli, che non fa fatturato e non determina profitto (salvo per gli editori). Cedere al piacere della poesia è un lusso che si può permettere chi ha tempo da perdere. Ma a ben vedere ci si accorge che non è così. La poesia ci insegna a vivere bene, perché ci fa scorgere la bellezza nelle piccole cose, negli insuccessi, perfino nella sofferenza. Leggendo gli scritti di un mio amico, Luigi Sarto, in arte Jack, mi sono accorto che, indipendentemente dalle doti artistiche di ognuno, tutti siamo in grado di apprezzare la poesia. Che la poesia sia quella di un tramonto, quella di un dipinto, oppure quattro versi messi in fila, tutti possiamo concederci una passeggiata nell'angolo dimenticato della nostra emotività. Dal punto di vista dell'organizzazione di questo sito, sarà possibile richiamare tutte le poesie pubblicate, utilizzando l'etichetta a fine post chiamata appunto Poetry Corner. E inizio proponendo un classico, una di quelle poesie che è stata parte della mia filosofia di vita per anni.

LENTAMENTE... di Pablo Neruda

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, il colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.

Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.

4 settembre 2007

Ultime notizie dal fronte

Ho appena superato anche l'orale dell'esame per l'iscrizione all'Albo Unico Nazionale dei Promotori Finanziari (lo scritto l'avevo fatto a luglio), sotto "gli sguardi austeri" degli esaminatori della CONSOB...
Ma per il momento, pur avendo le qualifiche, non mi iscrivo, perché mi interessa riprendere gli studi universitari. Venerdì farò l'esame per il Corso (a numero chiuso) per studenti lavoratori alla Facoltà di Economia di Trento.
Il Capitalismo può iniziare tremare...

27 agosto 2007

Europa, Italia, Trento

Prima o poi il vento soffierà verso casa.
E,
qualsiasi cosa voglia dire casa,
sarà tempo di tornare.

13 agosto 2007

La consapevolezza del viaggiatore stanco

Ormai e' finita, domani si parte, aereo da Washington per Zurigo, poi Zurigo-Roma.

Ieri siamo andati a Virginia Beach, per sentire il sapore dell'Oceano Atlantico. Ed e' stato bello ricordare quando alcune estati fa, dopo aver percorso il Cammino per Santiago De Compostela, arrivai con alcuni compagni di avventura fino a Capo Finisterre per fare un bagno nello stesso oceano che ieri avevo di fronte...
Guardando l'orizzionte, a migliaia di chilometri di distanza, c'erano le coste del Portogallo e della Spagna, dove, in tempi diversi (prima a Lisbona, poi a Capo Finisterre), avevo avuto modo di guardare quello spettacolo domandandomi se mai mi sarebbe capitato di guardarlo dalla parte opposta.

Ora che l'avventura americana volge al termine, e' tempo di bilanci,... e di malinconia.
Rivedendo le foto con Ciccio e Dario ci sono stati momenti di grande ilarita', alternati ad alcuni di poetica malinconia.
Gia', perche' l'America, nel bene o nel male, e' un continente affascinante; e l'aver passato quasi un mese in giro per gli States ha inevitabilmente lasciato immagini, suoni, odori, nei cuori di ognuno. Un giorno, ricordandoli, qui suoni, quei colori, ci richiameranno alla mente situazioni, emozioni. E da qui nasce la consapevole malinconia del viaggiatore, del viaggiatore stanco, che anela il ritorno alla base, ma nello stesso tempo ha ben chiara l'irripetibile bellezza di quello che ha vissuto.

Dopo quasi 6.000 miglia (e con domani raggiungeremo le 6.250 miglia, ovvero 10.000 km!) di strada percorsi in macchina, dopo essere passati per 18 stati, aver attraversato 3 fusi orari, aver mangiato in decine di catene di Fast Food diverse, dopo aver dormito nei piu' svariati motel, e dopo aver fatto uno shopping forsennato in decine di Mall, possiamo dire che, questa America, l'abbiamo capita a fondo.
Abbiamo scelto di immedesimarci, di calarci nell'americano medio, quello che ritiene una macchina da 2000 cm3 una piccola cilindrata, quello che preferisce il sandwich alla pasta asciutta e Nixon ad Allende.
E dopo questo processo catartico, possiamo concludere che ci siamo stancati. Vogliamo tornare nel paese natio.
In fondo, ora, in Italia, e' gia' domani...
E questa e' la piu' chiara dimostrazione di come, noi italiani, siamo sempre piu' avanti!

8 agosto 2007

Back in Virginia

Da Memphis a Nashville in Tennessee, poi Knoxville e il parco nazionale delle Great Smoky Mountains, al confine con il North Carolina; Greensboro e Durham in North Carolina ed in fine rientro a Newport News in Virginia, dove tutto e' cominciato appena 15 giorni fa.

A Nashville, patria della musica Country, ho capito che il Country non e' solo un tipo di musica, o un modo di essere... per alcuni e' una religione! C'erano locali con un' ambientazione da Far West, dove senza il cappello a falde larghe dei cowboys ti sentivi come un pesce fuor d'acqua.

A Knoxville, visitando l'ennesimo centro commerciale (la Mall, you know?), ho capito che l'America senza uno sfrenato consumismo interno non esisterebbe. E Dario, dando un interpretazione socio-culturale, ha identificato nella Mall un archetipo di luogo di incontro, quello che per gli antichi greci era l'Agora'; poiche' e' in questo luogo che gli americani si incontrano, mangiano, vedono film, comprano spendono e spandono (inutile dire che a Ciccio tutto cio' piace da morire).




Presso Durham, dopo avere preso l'ennesimo bicchierone da un litro di caffe', (Bibbitozzo, you know?) per riuscire a fare le ultime duecento miglia che ci dividevano da Newport News, ho capito che l'America si fonda sugli eccessi. I bicchieri che ci sono qui, spesso riempiti con gassose e zuccherose bevande, sembrano secchielli per champagne. Il grande e' spesso troppo grande, ed inevitabilmente coincide col troppo; logica conseguenza e' lo spreco, poiche' il troppo si butta.


Riassumo quello che ho capito in questo peregrinare per gli States: l'America si fonda sul Bibbitozzo e sulla Mall.
Per evitare che questa venga presa come una mera battuta di spirito, mi ripropongo di scrivere, insieme a Dario, anch'egli convinto sostenitore della suddetta tesi, un prossimo post dal titolo Apologia del Mc Donald.

5 agosto 2007

Sulla strada del ritorno


In Texas, ad Amarillo, abbiamo raggiunto le tremila miglia di viaggio in macchina, e questo e' avvenuto precisamente in corrispondenza del Ranch delle Cadillac, un insolito posto dove fanno bella mostra di se' delle macchine piantate per meta' nel terreno, sulle quali ogni avventore lascia un messagio qualsiasi, che dura pochissimo, poiche' viene prontamente cancellato da quello del "pellegrino" successivo.
La poesia di questo posto e' difficile da spiegare... e' come se il tempo mostrasse tutta la sua inclemenza; come se, di fronte a quei vecchi modelli di cadillac ormai passati di moda, l'individuo vedesse in uno specchio la fugacita' di gran parte delle sue azioni.
Altro bellissimo posto che abbiamo visitato e' stato il Canyon di Palo Duro, scenario di importanti battaglie tra Indiani e truppe governative.


Dopo aver raggiunto la parte piu' ad ovest del viaggio, ad Acoma Pueblo, un antichissimo villaggio degli indiani nativi d'America, abbiamo intrapreso il viaggio di ritorno.


Il New Mexico si e' rivelato uno stato bellissimo, nonostante gli sterminati deserti che dilatano le distanze. Nel deserto ad ovest di Abuquerque abbiamo fatto una visita al Casino Route 66, non potendo, per mancanza di tempo, arrivare fino a Las Vegas.


Da Acoma Pueblo fino a Little Rock in Arkansas abbiamo fatto piu' di 1.000 miglia (oltre1.600 chilomentri) in macchina senza dormire.

Ora siamo a Memphis, in Tennesse, la citta' di Elvis Presley, The King.
E' un posto insolito per l'America, pieno di locali dove poter ascoltare musica dal vivo. Altro fatto insolito: la possibilita' di bere birra per strada (una sola strada in tutta la citta' a dire il vero). La qual cosa e' impossibile nel resto di questa puritana America, dove puoi comprare una pistola in un supermercato, ma per bere una birra rischi la galera.
Domani riprendiamo la strada del ritorno verso la Virginia.

1 agosto 2007

On the road again

Da Saint Louis nel Missouri ad Amarillo in Texas, passando per Atlanta, Springfield e Galena nell'Illinois, Oklahoma City e Clinton in Oklahoma State... di nuova sulla strada.
Di fatti rilevanti ne sono successi, ma mi limito a citarne due.
A Springfield nel Missouri (in America di Springfield ne esistono tantissimi, forse e' per questo che i Simpsons sono ambientati in un paese con questo nome! ndr), per la prima volta in tutto il viaggio, Dario ha guidato per meno di un miglio, da dove abbiamo cenato al Motel dove alloggiavamo. E, per la prima volta in tutta la vacanza, non porta con se' nemmeno un documento. Quindi, la solerte polizia americana, che ci ha letto negli occhi una evidente colpevolezza, ha provveduto ad affiancarci con la volante (che con tutte quelle luci sembra una giostra di cattivo gusto) intimandoci di accostare.


Comunque, nonostate la canottiera ITALIA di Dario, il suo essere minore di 25 anni, il non avere con se patente, passaporto e quant'altro necessario a distinguerlo da un immigrato clandestino cubano, grazie agli immacolati passaporti miei e di Ciccio, ed alla parlantina di Darius (un misto di inglese elementare, spagnolo di scuola media e dialetto pignatarese da universita') si e' risolto tutto in poco tempo.


Altro fatto rilevante e' stato l'essere passati per una cittadina spersa nel countryside dell'Illinois, con appena 400 abitanti, dove tutto e' fermo a 60 anni fa. E dove, incredibile a dirsi, il proprietario di un vecchio store, non aveva mai visto un italiano arrivare fin li'!

29 luglio 2007

Fast Tourism

Il viaggo e' iniziato con la teorizzazione, durante le lunghe ore di spostamenti (in America le distanze sono abissali!) del FAST TOURISM.
Il Fast Tourism e' una tipologia di turismo a basso valore culturale che consiste nel visitare nel piu' breve tempo possibile tutto quanto di interessante c'e' da vedere.
E' una provocazione a questa societa', che ha inventato il Fast Food, e che non sembra per nulla interessata ad abbracciare risposte culturali piu' evolute, nate in Italia, come lo Slow Food...
Quindi, all'America, abbiamo deciso di riservare questo trattamento particolare.

Partendo da Newport News in Virginia, appena lunedi' scorso, abbiamo visitato Washington DC, New York, Philadelphia, Rochster, Toronto, Detroit, Chicago,... ed ora siamo diretti a Saint Louis. In 6 giorni abbiamo attraversato la Virginia, il Delaware, Distric of Columbia, il Maryland, la Pennsilvanya, New York State, il New Jersey, il Canada, il Michigan, l'Indiana, ed ora siamo nello stato dell'Illinois!

Ieri abbiamo intrapreso lo storico percorso della Route 66, oggi sostituita dalla HighWay Interstate 55, dopo piu' di 2 giorni di viaggio senza dormire. Da Rochster a Chicago, infatti, e' stata una prova estrema del Fast Tourism... abbiamo visitato le Cascate del Niagara, Toronto, abbiamo ripassato la frontiera Canada-USA presso Detroit, ci siamo fermati a Chicago dove siamo saliti sulla Sears Tower, ed abbiamo proseguito fino ad Atlanta in Illinois... il tutto senza fermarsi a dormire, e con cambi alla guida della macchina abbastanza sporadici, per permettere al driver di turno di riposarsi un po'.
Ora si riprende la strada...

23 luglio 2007

Visitando la Virginia


Siamo andati in giro per la Virginia, in questi giorni.
Piena di basi militari con armi nucleari.
Senbra di stare in un enorme unico territorio militarizzato.
Siamo entrati a Langley, base delle forze aeree, di un centro di ricerca NASA e della CIA.
La base piu' grande del mondo, che e' quella della US Navy ha dentro quasi 80.000 soldati.
Dentro abbiamo visto navi e sottomarini appena tornati dall'Iraq. (Questo e' stato possibile solo perche' eravamo entrati grazie ad un amico che lavora nella marina).
Ma il vero viaggio inizia oggi.
Con la macchina affittata (che poi non si e' rivelata una Chevrolet, bensi' una borghesissima e per niente cattiva Toyota Rav4) andremo a visitare Washington, e poi su verso New York. Cercando opportunamente di non finire nei ghetti...
Che Dio o chi per lui ci accompagni.

21 luglio 2007

Just arrived

Dopo un viaggio interminabile in macchina, dall'areoporto di Washington DC fino a Newport News, morti di sonno, siamo arrivati a casa di un amico, dove dormiremo. Le sei ore di fuso orario ed il viaggio in aereo di piu' di 10 ore,... si sente tutto. Le primissime impressioni: una sequela interminabile di lungaggini burocratiche iniziate adirittura prima di atterrare con l'aereo mi ha fatto sentire poco accolto, dire quasi "scoraggiato" ad entrare negli States. Ma domani si riparte, piu' fiduciosi.

18 luglio 2007

Poche news prima di partire per l'America

E' un po' che non scrivo su questo blog. Principalmente perché sono stato davvero incasinato, e poi perché col tempo questo sito è diventato come una responsabilità... è sempre lì a ricordarmi che devo partire, che non posso fermarmi.

Paradossalmente in questi ultimi mesi ho comprato casa a Trento, ho incrementato il lavoro ed ho viaggiato sporadicamente, solo per tornare a Calvi Risorta.
Stando così le cose, tutte le piccole novità (come l'esame per Promotore Finanziario che ho fatto ad inizio luglio, gli amici che ho rivisto dopo tanto tempo, ecc.) mi sono sembrate inadatte ad essere inserite nella cornice del WWT.


Ma il sito era lì, a ricordarmi del progetto, del sogno. Per cui, ora che la prossima tappa del Whole World Trip è imminente, mi sono sentito in grado di scrivere due righe.

Dopodomani si parte.

Aereo: Roma-Zurigo, poi Zurigo-Washington.

Compagni di viaggio ribattezzati per l'occasione:
  • Ciccio Pasticcio
  • Dario Calvario
  • Luca Granduca/Tartaruga/Pro-Fuga/... (c'è una certa indecisione a tal riguardo)

Macchina che probabilmente ci porterà in giro per gli States: Chevrolet Equinox

Percorso programmato: nessuno

Tappe programmate: nessuna

Filosofia di base: Find Your Way in USA

In poche parole, partiamo "alla ventura", per non dire da veri sprovveduti! Ma è il modo migliore per vivere l'esperienza americana senza l'ansia di passare a tutti i costi per le principali città, visitare i più famosi musei, ecc. Solo la striscia di asfalto, deserti sconfinati, e un briciolo di follia.

Spero di aver modo, lungo la strada, di aggiornare il blog, di tanto in tanto. In ogni caso dovrei tornare nella seconda metà di agosto, per cui un mese senza news è probabile. Buona estate a tutti. E buon viaggio.

25 giugno 2007

...viaggio in Un Secolo Amaro

Vorrei poter dire che vado a visitare l'America, ma credo che andrò solo negli Stati Uniti.

Di tutto quell'enorme continente inizio forse con la parte più contraddittoria, quella che non viene certo da apprezzare per le scelte di politica estera, né per quelle di tipo etico, fatte da una società completamente schiava del consumismo.
Gli USA sono sicuramente tra i principali responsabili dei piccoli a o grandi conflitti dello scorso secolo, e pare siano fermamente interessati a rimanere al primo posto, pena un arresto del proprio Prodotto Interno Lordo.
Quelli di Skull & Bones mai sarebbero disposti a perdere uno 0,1% di crescita, ... indipendentemente dal surriscaldamento del pianeta o dai danni delle bombe intelligenti.

Ma gli Stati Uniti d'America sono anche un paese dal fascino indiscusso, dove tutto è grande, immenso, e dove la natura sembra essere rimasta selvaggia come nei secoli scorsi.
Un Paese grande non è necessariamente un grande Paese, ma viaggiare un po' per quelle terre sarà sicuramente interessante.
Con un paio di compagni di avventura, da metà luglio a metà agosto, noleggeremo una macchina e percorreremo la mitica Route 66, attraversando da costa a costa l'America del Nord, magari sentendoci più pionieri che turisti.
E anche se siamo solo delle vittime dell'inconscio sogno americano, voglio credere che lo facciamo per curiosità, più che per passione.




9 maggio 2007

Back to Pisa

Ciccio Veltre si è laureato, ed io, dopo un anno di assenza da Pisa, sono tornato.
Ho preso il treno da Trento alle 4 di mattina, e dopo un'odissea di 8 ore, sono giunto nell'Aula Magna della Facoltà di Ingegneria in tempo per la discussione della tesi.
Ci voleva un evento storico come questo per riportarmi in terra toscana. In effetti ho lasciato Pisa a Maggio dello scorso anno e non ci ho più messo piede.

In questo anno sono successe tantissime cose. Per riassumerne la portata cito solo l'ultima: oggi ho spostato la mia residenza a Trento, da Calvi Risorta.
Tra una fuga da una casa piena di amianto ed un cambio di residenza, c'è stato di tutto... e a ben rileggere questo blog mi rendo conto di aver sommariamente raccontato un po' di queste storie.
In ogni caso, come tutte gli eventi che suscitano riflessioni, e soprattuto "bilanci", mentre ero a Pisa mi sono domandato se quest'anno di fuga era stato proficuo; la risposta è stata positiva, mi sono reso conto che ho fatto la scelta giusta, e tornando indietro la rifarei identica.
L'ultimo anno è stato tra i più interessanti che possa ricordarmi, e mi ha permesso di creare una prospettiva di crescita maggiore di quanto potessi sperare.

Il rivedere gli amici di Sinistra Per e tutti i compagni lasciati a Pisa mi ha un po' rattristato, perché è evidente che le nostre vite ormai sono su binari diversi; ma i distacchi fanno parte del cammino, l'importante è far bene quel poco di strada che ci è dato di fare insieme.
Resta l'umano dispiacere del non poter più condividere tante esperienze...
Le comitive di amici ritrovate nel fine settimana scorso, mi mancano moltissimo! In quei giorni la Babilonia Pisana mi ha assalito con veemenza, tant'è che ancora non mi sono ripreso dopo i festini nella dimora dei Scigliano Brothers, la cui squisita ospitalità è pari solo alla loro eccellente sregolatezza!

Pisa è una città di cui è facile disinnamorarsi. Ma per gli amici è il contrario. Chi si è conosciuto a Pisa, specialmente in condizione di studente fuori sede, difficilmente perderà mai i contatti con i propri compagni.
Perciò tra un pranzo da Mariano e una gita al Lago di Massaciuccoli, ho ritrovato lo spirito goliardico di un tempo, che avevo quasi scordato.
Non che con gli amici che ho qui non mi diverta... ma quando si è studenti si ha un'altra testa, ed è quella condizione mentale a dare un senso di leggerezza e spensieratezza che poi, col tempo, inevitabilmente, si perde.


3 aprile 2007

Vietato Obbedire!

Sto leggendo un libro davvero interessante, circa il '68 a Trento.
"Vietato Obbedire" è una entusiasmante ma disillusa ricostruzione di quei mitici anni, scritta da Concetto Vecchio.
Leggere la storia della nascita della facoltà di Sociologia a Trento e le vicende dei lunghi periodi di contestazione, mi ha fatto ricordare emozioni provate a Pisa, quando la militanza nella rappresentanza studentesca assorbiva moltissimo tempo.
La prospettiva temporale mi aiuta a vedere tutti gli errori di tanta dedizione, ma anche a capire quanto sono stato fortunato ad avere dei compagni con cui condividere un periodo in fondo bellissimo ed irripetibile.
Anche qui a Trento, non potendo rinnegare la mia natura, mi sono imbarcato in una nuova campagna di critica al sistema. Questa volta lo sfogo è stato contro Banche e Sindacati, che qui in Trentino stanno trattando in maniera monopolistica il mercato della Previdenza Complementare. Ho scritto una lettera ai giornali regionali, che dopo appena due giorni è stata pubblicata.
Venendo da esperienze decisamente positive di collaborazione con i Sindacati (in Toscana), mi ha sorpreso il tipo di agire degli stessi qui in Trentino Alto Adige.
In ogni caso mi sento ogni giorno più stanco, quindi farei bene a lasciar perdere di combattere contro i mulini a vento.
In fondo al cuore, però, rimane la convinzione che bisogna dare il nostro contributo sempre, ed in tutti i campi in cui ci troviamo ad agire, per cambiare la società. Come diceva Mauro Rostagno, uno degli studenti più impegnati durante il '68 a Trento: "Noi non vogliamo trovare un posto in questa società, ma creare una società in cui valga la pena trovare un posto".

3 marzo 2007

La leggenda dell'Ebreo Errante

Qualche giorno fa mi veniva in mente la Leggenda dell'Ebreo Errante. Se ne trovano in letteratura diverse forme, con leggere differenze, poiché appartiene ad una tradizione orale molto antica, che solo nel 1235, nel libro "Flores Historiarum" di Roger de Wendover, appare scritta per la prima volta. Comunque la storia è all'incirca questa:

Quando Gesù fu condannato alla crocifissione e fu costretto a portarsi la propria croce da sé, a metà strada si fermò a riposare davanti ad una bottega. Attratto dalle urla della folla uscì dalla bottega un uomo: “Va più lontano! Non voglio che tu ti riposi davanti alla mia bottega!”, disse irato l’uomo avendo paura di fare la stessa fine del Maestro. Gesù rispose: “Io andrò e fra poco riposerò, tu andrai e mai ti fermerai, come il popolo ebraico”. Mentre sul Golgota si eseguiva la condanna capitale di Gesù e dei due ladroni, il proprietario della bottega iniziò il suo eterno errare. La sua presenza è stata segnalata ovunque per il mondo, ed in ogni periodo storico; un particolare lo contraddistingue: la sua ombra non si ferma mai sul terreno, a ricordo del suo tormento.
Ci sono poi versioni che a dire il vero mi piacciono di più, dove l'Ebreo è condannato ad errare come punizione per aver negato un sorso d'acqua a Gesù; in questa versione vedo la condanna al vagare senza meta come una metafora della Ricerca inappagata, della sete impossibile da soddisfare,... poiché si ha sete di quell'Acqua che appaga per l'eternità, quella Fonte che si è rifiutato di riconoscere. C'è chi vede nella Leggenda dell'Ebreo Errante il simbolo dell'intera razza ebraica, destinata a vagare per il mondo dopo la diaspora, e chi, secondo uno studio più critico su questa tradizione popolare, riconosce le tracce della propaganda antisemita che ebbe inizio nel IV secolo d.C. ad opera dei cristiani. Ma al di là di quanto possa esserci di vero nelle origini di tale racconto, resta il potere evocativo di un'immagine unica nel suo genere: questo personaggio che non può fermarsi in nessun luogo, che è condannato a vagare assetato di riposo e di pace interiore, e che sconta una colpa enorme.
...Beh, io ancora non ho capito qual è la mia colpa.

Le radici artificiali

In questi giorni, a Trento, ho meditato sul "perché" delle mie ultime scelte.
Ieri ho svolto e superato l'esame ISVAP per l'iscrizione all'albo dei Consulenti Assicurativi e Finanziari, la settimana prima ho firmato il compromesso per l'acquisto di un appartamento, e tra un po' inizierò anche l'avventura universitaria qui.
Quando mi guardo dall'alto, non mi riconosco. Nel senso che, in fondo in fondo, sento di fare qualcosa non proprio consono alla mia natura. Mi sento portato per una libertà assoluta, senza vincoli o legami che possano limitare la mia voglia di fare e conoscere. Eppure ho intrapreso una strada diversa. In effetti, mi sono reso conto che quello che sto facendo è un po' un pormi dei limiti, dei paletti, delle radici in un luogo ed un contesto, in modo da poter contenere questo spirito peregrino che mi ritrovo.

Anche se distante dal mio paese, qui ho sempre l'opportunità di incontrare i miei amici e parenti. Qualche settimana fa sono saliti i miei genitori, la settimana prima era venuta mia cugina Ada da Roma, e tra qualche giorno spero di riuscire ad andare a trovare un amico a Venezia.
Insomma, queste occasioni di incontro ripagano ampiamente delle rinunce fatte.
Ma quanto può durare ciò?

22 febbraio 2007

Non voglio parlare di politica


Non voglio parlare di politica, no, questo non è un blog d'opinioni più o meno banali sui fatti della politica italiana o internazionale.
Voglio parlare di quanto è bello e variopinto il popolo italiano.
Ma forse oggi sono troppo incazzato per scrivere questo post. Ne parliamo un'altra volta.

6 febbraio 2007

Cles e Rovereto


Il Trentino è davvero bello. La prima settimana sono stato a Cles, in Val di Non, da un amico, facendo due ore di viaggio ogni mattina per andare a lezione nella sede INA di Trento.
Ora sono alloggiato nella residenza studentesca di Rovereto, a 15 minuti di treno da Trento.

A Cles ho avuto la fortuna di conoscere un gruppo di giovani medici che lavoravano nell'ospedale di Cles con il mio amico, ed insieme a loro ho visitato un po' le valli.
Domenica scorsa abbiamo fatto una "ciaspolata" in Val Pusteria, sull'Alpe di Rodengo; un posto incantevole.
Ora, qui a Rovereto, avverto di più la salitudine. Ma credo sia una conseguenza inevitabile del viaggiare. Chi non ha casa, non può avere vicini, recitava un proverbio cinese. E forse è vero, viaggiare senza sosta porta a rompere continuamente legami.
Però un altro proverbio, sempre cinese, diceva: non c'è gioia più grande che trovare nuovi amici, non c'è dolore più grande che separarsi dai vecchi amici.
E' quindi, in fondo, una continua altalena, dove l'animo del viaggiatore è comunque messo a dura prova.

21 gennaio 2007

Le tre giornate di Milano

L'altro ieri sono tornato da Milano. Ora sono a Calvi per preparare le ultime cose; la prossima settimana mi trasferirò a Trento, per iniziare lì una nuova avventura.

In quel di Milano ho potuto incontrare due carissimi amici, Lorenzo (in foto) e Luigi, il Poeta. Del Poeta non dispongo di foto, essendo egli una persona riservata e prossima al successo, quindi considera un paparazzo chiunque osi scattargli una foto : ) .
Mentre con Lorenzo ci siamo concessi diverse, compromettenti, foto (anche con la statua di Indro Montanelli), ma per ragioni di decenza, evito di pubblicarle tutte.

Rivedere un amico è un po' come tuffarsi in un altro tempo, in quello che si era quando ci si è conosciuti, nel tipo di vita che si faceva, nel genere di discorsi che ci accomunavano.
E quindi, mentre con Luigi parlavamo di sciamani, con Lorenzo, ad ogni piè sospinto, avanzando anarchici per Corso Buenos Aires, masticavamo lenti le stupidaggini della politica italiana, sempre pronti a maledire ora Berlusconi, ora Bush, ma pur sempre critici nei confronti di chi non sapeva incarnare la nostra, rossa, idea di Sinistra.

Milano, di rosso, ha solo il nuovo negozio della Ferrari in pieno centro. Per il resto è un inno smodato al sodalizio capitalismo-consumismo.
Ma dire che "si stava meglio quando si stava peggio", o che "non li fanno più i monumenti di una volta", non giova certo al presente, a quello che di concreto possiamo fare e dare noi, qui ed ora.
Quindi, con stanca determinazione, ci accontentiamo di quel volontariato, o impegno politico, che ancora ci fa sentire vivi, fattivi, concreti.

...E con altrettanti stanchi automatismi, l'Homo Faber di questa fredda città, prende l'ultimo tram per Piazza Caneva, ormai impermeabile alla fatica ed al disgusto di viaggiare in questo caotico formicaio, dove la vivibilità è un concetto per ricchi, sicuri nei loro attici, come poltrone imbottite, adagiate sulla schiena dei lavoratori.

16 gennaio 2007

Il giro del mondo finisce a Trento?


...Questa è la riflessione che ho fatto oggi, dopo l'ultimo colloquio in INA-Assitalia, quando mi hanno offerto un posto come Consulente Finanziario nella sede di Trento.

All'uscita dell'ufficio del Direttore Generale di Agenzia, non capivo perché fossi così triste.
E poi d'un tratto ho realizzato la verità: senza nemmeno aver iniziato, il Whole World Trip era arrivato ad un punto morto; già ipotecavo i prossimi 4 anni della mia vita per studio e lavoro.
Pur iniziando Economia a settembre, il lavoro sarà molto impegnativo, perciò anche brevi viaggi per cancellare qualche capitale dalla lista delle tappe del WWT sono per il momento esclusi.
Continuerò, però, ad aggiornare questo blog... sia per perseverare nel ritenere possibile un progetto tanto folle, sia perché, magari, qualcuno dei miei amici o conoscenti si sta ancora chiedendo che fine avrò fatto, e qui, anche se saltuariamente, troverà traccia delle mie ultime vicissitudini.

Domani andrò a Milano, ad incontrare un amico di Calvi, Luigi Sarto, noto come "Il Poeta", e Lorenzo Pessa, un "Compagno" dell'Università, col quale ho avuto anche il piacere di fare oltre 800 km in bici, verso Santiago De Compostela.
Trento, per ora, può aspettare.